Guardiamo a Maria: tra le sue braccia sta un uomo, ferito a morte dai suoi fratelli.
Il volto di lei è serio, ma composto. Nel più profondo del suo essere, ella sà che non può finire così.
Sa da dove le è venuto quel figlio, che è l'Unigenito di Dio. Ricorda lo stupore della prima volta in cui l'ha sentito agitarsi nel suo grembo. Ricorda la meraviglia e la gratitudine con cui lo ha accolto neonato tra le sue braccia e gli ha offerto il suo seno.
Ora lo accoglie in grembo ancora una volta, per l'ultima volta, inerme, silenzioso, per un ultimo saluto, prima di consegnarlo al grembo della terra.
In questo abbraccio doloroso Maria riversa sul Figlio tutta la sua fede, speranza e carità.
Risorgerà! Gesù è entrato nella morte per farla diventare la via che conduce alla Vita! Maria non lo sa spiegare, per ora, ma lo intuisce, perchè sa con certezza che Dio è fedele, che non lascerà il suo Figlio sprofondato nella morte. Per questo non smette di cantare il Magnificat, neppure tra le lacrime, neppure nella notte del dolore.
Maria si fida e perciò perdona. Perdona i fratricidi. Perdona e accoglie, non solo Giovanni, ma anche Pietro e tutti gli altri, peccatori impenitenti o pentiti, fino alla fine dei tempi.
Contempliamo Maria addolorata, specchio di vera fede, speranza e amore e ricordiamo che ella è pronta ad accogliere tra le sue braccia ogni sofferente, ogni moribondo della terra.
E noi? Siamo benficiarie della sua maternità. Ma siamo anche partecipi della sua vocazione!
Come amava ripetere Madre Mazzarello: "Spose del Crocifisso e Figlie di Maria Ausiliatrice".
"La forza morale della donna, la sua forza spirituale si unisce con la consapevolezza che Dio le affida in un modo speciale l'uomo, l'essere umano. Naturalmente, Dio affida ogni uomo a tutti e a ciascuno. Tuttavia, questo affidamento riguarda in modo speciale la donna - proprio a motivo della sua femminilità - ed esso decide in particolare della sua vocazione" (Giovanni Paolo II, Mulieris dignitatem, 30).
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