giovedì 16 marzo 2017

IT 24 marzo 2017

LA FMA FA SUO IL FIAT DI MARIA

(Obbedienza – art. 32) e (servizio di Autorità – art. 114 – 52)

Maria Donna obbediente. E’ vero che anche Maria, come le ragazze del suo tempo, sognava la venuta del Messia. Quello che non sapeva era come sarebbe accaduto tutto questo. Dio Padre aveva avvolto Maria della sua grazia sin dalla nascita e aveva preparato in Lei la dimora  per il suo Figlio Gesù.  “Rallegrati piena di grazia”, dice l’Angelo a Maria, “concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.” Non conosco uomo, rispose Maria. “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.” Cf. Lc. 1,26-38
Non era facile capire le parole dell’Angelo, ma solo un’anima pura, come quella di Maria, poteva esclamare: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto.” Solo un’anima così, poteva accogliere nel suo grembo la Purezza più Pura: Gesù. Affrontare con fortezza le conseguenze dell’ “Eccomi”.  Andare in fretta per le montagne, gravida del suo Figlio, per soccorrere la Cugina Elisabetta che aspettava anche Lei un Figlio che sarebbe stato chiamato il Precursore. Dimenticarsi di  sé per sentirsi dire: “appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo.” Miracolo del suo Fiat? Il Sì di Maria ha fatto sussultare di gioia il Precursore nel grembo di sua Madre. Cf. Lc. 1.39-56
Maria obbedisce, dal primo istante,  alla Parola di Dio, si abbandona e dal profondo del suo cuore nasce la Salvezza: Gesù. In Maria si congiungono il Sì e il dono di Sé. Il momento più profondo del suo Fiat è stato la Croce del suo Figlio. Senza la Croce non c’è un Sì pieno, totale. E’ il momento più doloroso e allo stesso tempo il tempo più fecondo per cui, senza ancora capire il perché di Dio, si abbandona e nel momento della discesa del Figlio dalla Croce, lo accoglie con delicatezza e lo avvolge di tenerezza. Nel profondo del suo cuore sentiva che quella non era la fine. Suo Figlio doveva risorgere. Con il suo Sì, Maria ha contribuito alla redenzione del mondo.
Per noi Figlie di Maria Ausiliatrice chiamate a un servizio di autorità, non c’è altro cammino che quello di Maria. Dire Sì a chi ci affida una missione è semplicemente, come dicono le nostre Costituzioni nell’articolo 114: “Vivere in atteggiamento di povertà interiore e di apertura allo Spirito. Esprimere con cuore di Madre l’amore forte e soave di Maria”. Maria era piena di grazia, quindi la sua obbedienza era colma di grazia, anche se non era facile. Anche noi abbiamo bisogno di vivere una vita di grazia per vivere l’Obbedienza, per questo è indispensabile una profonda vita sacramentale, attingendo continuamente dall’Eucaristia e al Sacramento della Riconciliazione.
Perciò, una FMA aperta allo Spirito Santo, che coltiva nel suo cuore la grazia di Dio, dovrebbe mettere al centro della sua missione la persona e sentirsi sorella tra le sorelle, senza la paura di non essere riconosciuta nella sua “autorità”, perché come diceva Madre Mazzarello: “La vera Superiora è la Madonna”. Creare un clima di fiducia in cui ogni sorella si senta felice di appartenere alla Comunità, all’Istituto, alla Chiesa. Assumere la missione come  vero servizio e non come potere. Servire come Maria, nel silenzio, senza far rumore, andando di corsa incontro ai bisogni delle Sorelle, dei giovani della Comunità educante.
Inginocchiarsi alla fine della giornata per dire al Signore: sei stato Tu a sostenermi in questo giorno. Grazie per tutto quello che ho potuto  fare e aggiusta quello che non è stato fatto tanto bene. Battersi umilmente il petto per chiedere perdono se non è stata docile allo Spirito Santo. Se, come Maria, non ha saputo dire: “Eccomi” di fronte a certe realtà faticose. Se non è stata capace di esprimere l’amore con cui Dio  la ama. Aiutare con coraggio le Sorelle ad andare verso le periferie portando la gioia dì avere Gesù nel cuore e così essere capaci di ringraziare Dio,  per il cento per uno che ci dona ogni giorno purtroppo qualche volta senza meritarlo.
Vivere il servizio di autorità con e come Maria ci fa grandi agli occhi di Dio, perché Dio, che ci ha chiamati a servire, ci ricompenserà e la sua ricompensa è immensa.  Tutte, nel grande o nel piccolo siamo chiamate a vivere l’obbedienza con e come Maria.
Che cosa riconosco in me che mi impedisce di vivere pienamente e con gioia l’obbedienza?
Sono pronta ad assumere con serenità le conseguenze del Sì detto al Signore di fronte ad un servizio nella Comunità?

Qual’ è la mia certezza più profonda di fronte all’autorità? Riconosco e accetto questo  compito e vi corrispondo cordialmente? Cf. art. 52 

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