24 novembre. La FMA
prega con Maria e come Maria (Cost. 37 e 39)
Con e come Maria, la Vergine in ascolto
Nel battesimo siamo state rese
figlie di Dio, innestate nella vita della comunione Trinitaria. Da quel momento
‘’lo Spirito Santo prega in noi, intercede con insistenza per noi e ci invita a
dargli spazio…’’ (C 37). Lo Spirito Santo è l’amore che scorre tra Padre e
Figlio e che scorre anche dentro di noi. Da questa linfa vitale, dipende tutta
la fecondità della nostra vita. La giovane Maria Mazzarello, nella vigna della
sua famiglia, vedeva ogni anno realizzata la verità di questa Parola:
‘’Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se
stesso se non rimane nella vite, cosi neanche voi se non rimante in me’’ (Gv
15,4).
Ma lo specchio perfetto, in cui contemplare questa verità, è certamente
Maria, la giovane donna di Nazareth. La immaginiamo impegnata nelle molte
faccende di casa, nel tessere relazioni in famiglia e in paese. Certamente
conosceva la Scrittura, ma la sua bellezza più grande era nella capacità di lasciare a Dio il permesso di compiere in lei
il Suo progetto. Maria era capace di un discernimento interiore che le
permetteva di riconoscere la voce di Dio tra le tante voci che sentiva attorno
a se e di affidarsi a Lui con fiducia totale.
Anche noi siamo invitate “Nel
silenzio di tutto il nostro essere, come Maria, la Vergine in ascolto” a
lasciarci pervadere dalla forza dello Spirito e a permettere a Dio di rendere
la nostra vita veramente feconda. Siamo ogni giorno invitate ad entrare in
questo dialogo interiore con il Signore, poiché, se il tralcio viene staccato
dalla vite, in autunno non porterà uva e non si potrà avere il vino, ovvero
il dono della comunione. La linfa vitale, che passa attraverso il vitigno, l’amore
che passa tra il Padre e il Figlio è quella stessa vita che ha penetrato Maria
di Nazareth, e tante nostre consorelle, rendendole donne feconde. Maria ha
vissuto sin dall’inizio secondo Dio, mettendo al centro la relazione con Lui, senza cercare di
affermare se stessa e portare avanti i propri progetti. Il suo ‘SI’ al Signore è
accoglienza fiduciosa e totale. Continuiamo a rivolgerci a lei perché ci
ottenga il dono di poter trovare con fiducia il nostro posto in Dio. Se
facciamo nostro il suo atteggiamento, la Parola che meditiamo quotidianamente
potrà prendere “Volto” anche nella nostra vita. Saremo anche noi tessitrici del
Corpo di Cristo, come Maria, che in qualche mosaico viene rappresentata mentre
ascolta la Parola (il rotolo alle sue spalle) e nelle mani tiene un
gomitolo di lana rossa (la carne del Figlio di Dio tessuta nel suo grembo).
Maria è stata fecondata
dallo Spirito che abitava dentro di lei. Non è stata lei a “fare qualcosa per
Dio”. Semplicemente ha ascoltato con tutto il suo essere la voce di Dio e ha
accolto il suo progetto. Maria è Vergine prima, durante e dopo il parto.
L’intervento di Dio non l’ha ferita, ma l’ha esaltata, rendendola madre.
Se vogliamo sentire la voce di
Dio, che rispetta in modo assoluto la nostra libertà e non ci forza mai ad
ascoltare, é indispensabile diventare sempre più capaci di
abitare tempi di solitudine e di silenzio. Solo cosi possiamo entrare nel
dialogo interiore con il Signore. Meditando la Parola, è importante ricordare
che la Parola non é un libro, ma una Persona. Perciò, la cosa più
importante non é “che cosa dice” la Parola, ma “chi è per me”.
La Parola é piena dello Spirito Santo, che da la vita, lo Spirito che
mi rende figlia del Padre. La Parola é il Volto del Padre,
perché é il Figlio. I Padri della Chiesa affermavano che la Parola si
apre alla persona che prega, come un amico si apre davanti all’amico: se
abbiamo paura di Dio, o se lo cerchiamo solo per interesse, questi sentimenti
saranno di ostacolo all’incontro. Invece, quando tra me e la Parola scorre
l’amore, come tra lo Sposo e la Sposa, la Parola si apre, si dischiude e mi
introduce nell’intimità del Padre. Nella liturgia ci si accosta alla Parola
anche con il corpo: il lezionario viene alzato, baciato e poi
deposto. Così, durante la meditazione, é bene rivolgere alla Parola qualche
gesto di venerazione, porre domande, esprimere gratitudine. Man mano che entriamo
in un dialogo fiducioso, la Parola inizia a dischiudersi per noi. L’incontro
autentico, affettuoso, profondo con la Parola ci porta poco a poco ad avanzare
nel processo di configurazione a Cristo, risalda la comunione fraterna e
ravviva il nostro slancio apostolico.
Esercizio
Spirituale:
1. Con
Maria rinnovo la mia consegna a Dio, in totale fiducia, sapendo che con il
battesimo il Padre mi ha reso sua figlia, donandomi gratuitamente la “carica”
più alta a cui un essere umano possa aspirare! Con umiltà accolgo le mediazioni
che mi aiutano a comprendere il progetto che Dio ha su di me.
2. Nella
preghiera di ogni giorno custodisco dentro di me uno spazio d’intimità con lo
Sposo. Mi apro al suo desiderio di rendermi sempre più vergine e madre. E’
un processo in cui, più che lo sforzo personale, ciò che conta è la
fiducia e l’accoglienza della vita nuova che mi viene donata dallo Spirito.
3. Nella
vita comunitaria e pastorale, cerco di dare la priorità alle scelte che “generano verginalmente i
figli di Dio. Con grande rispetto per ogni persona che mi è affidata, cerco
di essere semplicemente “ostetrica” che aiuta i fratelli e le sorelle ad
incontrarsi con Lui.
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