Pubblicato in: "Da mihi animas".
Rivista
delle Figlie di Maria Ausiliatrice,
(1992)11, pp. 430-433.
"L'anima mia magnifica il Signore e il mio
spirito esulta in Dio mio salvatore". Le prime battute del Magnificat
danno subito il tono festoso e gioioso a tutto il canto, e al di la del
canto, a tutto il Vangelo, che e per natura sua, una lieta notizia.
La gioia di Maria nel Magnificat
prelude all'annuncio dell'angelo a Betlemme: "Vi annuncio una grande gioia,
che sarà di tutto il popolo" (Lc 2,10), alla proclamazione profetica di
Gesù nella sinagoga di Nazaret: Lo Spirito "mi ha mandato per annunciare
ai poveri un lieto messaggio" (Lc 4,18) e alla "grande gioia"
dei discepoli nell'incontrare il Risorto a Gerusalemme. Betlemme, Nazaret,
Gerusalemme: dove passa Dio "tutto canta e grida di gioia" (Sal 65).
Come l'aurora che precede il sole, Maria
precede questo lieto passaggio di Dio nel mondo. E la prima evangelizzata, la
prima destinataria del lieto annuncio. In lei la salvezza irrompe nella storia,
con lei inizia la "pienezza del tempo" (Gal 4,4), per mezzo di lei
Dio "cambia il lutto in danza" (Sal 29). Il suo cantico celebra
quest'evento tanto atteso e al tempo stesso sorprendente ed improvviso; esso
mantiene intatti, nei secoli, lo stupore, l'incanto, la commozione profonda di
quel momento singolare.
Sentinella, grida di gioia
"Come sono belli i piedi del messaggero di
lieti annunzi... Senti? Le tue sentinelle alzano la
voce, insieme gridano di gioia" (Is 52,7). Nel suo
viaggio da Nazaret ad Ain Karem, camminando "in fretta verso la
montagna", Maria e come la sentinella che reca a Israele la
lieta notizia della fine dell'esilio. La gioia le mette le
ali ai piedi, la bellezza del messaggio la fa dimenticare la distanza, il
rischio e la fatica del camminare.
Trovando un cuore aperto e pronto in
Elisabetta, Maria vi riversa il suo, traboccante di felicita.
Il fiat maturato nel silenzio esplode in esultanza,
l'assenso umile sfocia in bisogno di 'magnificare', lo stupore
contemplativo prorompe in grido di gioia. Come l'aurora annuncia il
sorgere del sole dipingendo il cielo dei più bei colori, cosi
il cuore di Maria "effonde in belle parole"
(Sal 44). "La bocca parla dall'abbondanza del
cuore"(Mt 12,34).
La gioia entra in casa
Cosa grida la sentinella di Dio? E giunto il
tempo! Dio ha preso dimora tra gli uomini. Maria lo sa, lo
testimonia e lo annuncia, perché questo Dio abita ora in lei.
"Quello che i cieli non possono contenere,
si e racchiuso nelle tue viscere", cosi saluta Maria un antico
responsorio della liturgia di Natale. Maria e diventata il nuovo tempio,
la nuova Arca dell'alleanza, la nuova dimora di Dio dove risiede la gioia
eterna.
L'evangelista Luca, presentando la scena della
visitazione, ricalca intenzionalmente l'episodio del trasporto
dell'Arca in Giudea narrato in 2Sam 6,1ss. Alla presenza dell'Arca
esplode la gioia del popolo e David stesso si mette a danzare. In
Lc 1, la presenza di Maria suscita gioia in Elisabetta
e il nascituro Giovanni salta e danza esultante nel
grembo della Madre. Maria rimase tre mesi nella casa di Zaccaria
proprio come l'Arca nella casa di Obed-Edom. Sia l'Arca che Maria spandono
benedizione e gioia ovunque si trovano.
Particolarmente interessante e
il parallelo dei saluti rivolti all'Arca e
a Maria. Nel saluto di Elisabetta: "A che debbo
che la madre del mio Signore venga a Me?"
riecheggia evidentemente il saluto di David: "Come e possibile
che l'Arca del Signore venga a me?" C'è
un'unica differenza importante: "l'Arca del
Signore" viene sostituita dalla "Madre del Signore".
"Ecco la dimora di Dio con gli uomini!...
Egli sarà il Dio-con-noi e tergerà ogni lacrima dai loro
occhi" (Ap 21,3). La gioia che sarà piena
alla fine dei tempi inizia a realizzarsi nella "pienezza del
tempo" con Maria.
Il Magnificat
e nato in un contesto in cui Dio incomincia ad abituarsi ad entrare
in casa degli uomini. E Maria lo aiuta. Con la visitazione
Dio entra nella trama della quotidianità umana. La
salvezza acquista tonalità domestica, la gioia si esprime in 'spirito di
famiglia'.
La presenza nascosta di Dio suscita
gioia nella casa di Zaccaria e Elisabetta. Vivendo poi
per trent'anni nella casa di Nazaret Gesu effonde gioia semplice, intrisa
di pace e di dolcezza. In casa di Lazzaro, Marta e Maria la gioia
si fa amicizia sincera. Facendosi ospite di Zaccheo egli trasforma
"una spelonca di ladri" in una casa che offre spazio a Dio. La
gioia irrompe inaspettata e produce frutti sorprendenti di
conversione. Persino presso un oppositore, come Simone il fariseo, la gioia
entra in casa in forma di perdono alla peccatrice. Infine, sulla croce sarà Dio
stesso ad invitare l'uomo ad entrare a casa sua per gustare la sua gioia :
"Oggi sarai con me in paradiso".
Un Dio che ride
Il Dio che entra in casa degli uomini e un Dio di
gioia. Il Magnificat e un invito irresistibile a scoprire il volto
ridente di Dio. Maria accenna nel suo canto alla promessa di Dio fatta ad
Abramo. Proprio a questo grande patriarca d'Israele Dio mostra d'essere il Dio
della gioia e del riso. Al riso scettico e ironico di Sara (Gn 18,12-13) Dio
oppone Isacco, il figlio donato come un prodigio, il cui nome significa:
"Il Signore ha riso". Sara dovette poi ammettere: "Motivo di
lieto riso mi ha dato Dio" (Gn 21,6).
Ogni vita nuova che nasce e un sorriso di Dio
all'umanità. E come se Dio ripetesse ad ogni vita che crea ciò che ha detto per
mezzo del profeta Isaia: "Ecco faccio una cosa nuova. Proprio ora
germoglia, non ve ne accorgete?" (Is 43,19)
Il sorriso di Dio e contagioso, rende
felice chiunque lo contempla. Maria, la donna del Magnificat, e
contagiata, sedotta da questa felicita. La nuova vita nascosta nel
suo grembo non e solo un sorriso di Dio, ma il Dio del
sorriso. A sua volta la felicita di Maria coinvolge Elisabetta e il
suo figlio Giovanni. Inoltre il canto di Maria richiama il canto esultante di
un'altra madre felice: Anna, la madre di Samuele (1Sam 2,1-10). Il _ Magnificat
riflette molti volti felici, riunisce tutta una catena di "Madri gioiose
di figli" (Sal 103) intorno ad un Dio che ride, che e "amante della
vita" (Sap 11,26).
Un canto che ringiovanisce
Il Magnificat, insieme con il Benedictus
e il Nunc dimittis formano i tre cantici di gioia, tre inni profetici
che celebrano l'evento nuovo e sorprendente di salvezza nel suo irrompere nella
storia. Sono anche i tre canti con cui la Chiesa ritma la sua preghiera
quotidiana.
Il primo di questi tre canti, il Magnificat,
e intonato da una giovane donna, vergine e madre, nello stupore
del miracolo della vita. Gli altri due sono cantati da due anziani,
anzi, due coppie di anziani, che gioiscono per due
bambini. Zaccaria e Elisabetta, di fronte alla
nascita prodigiosa del loro figlio Giovanni, benedicono Dio. Il tempo della
salvezza e ormai vicino. Il bambino "andrà innanzi al Signore a
preparargli le strade". Simeone, accompagnato dalla profetessa Anna,
all'incontro con il bambino Gesù, loda il Dio fedele perché gli ha concesso di
"vedere la salvezza". Il bambino che stringe tra le braccia e
"luce che illumina le genti", adempimento delle attese sue e di tutto
il popolo d'Israele.
Il Magnificat
crea un magnifico legame di comunione fra le generazioni e fa scattare tutta
una gamma di gioie. Alla gioia fresca, entusiasta della giovane Maria si
collega la gioia sobria, solenne di Zaccaria e la gioia commossa e tenera di
Simeone. I bambini che nascono e gli anziani che giungono alla pienezza
della loro esistenza si incontrano e
si uniscono nell'esultanza lodando lo stesso Dio che
vuole felici tutti i suoi figli. "I giovani e i vecchi
gioiranno. Io cambierò il loro lutto in gioia, li consolerò e li renderò
felici", dice il Signore (Ger 31,13).
Colei che e "chiamata beata da tutte
le generazioni" e il vincolo di gioia fra le
generazione. IL Magnificat stesso
e un canto di una giovane cantato davanti a due anziani. La
presenza di Maria risvegli in loro vita, speranza e gioia. La gioia contagiosa
di Maria la fa gridare con il salmista: " Svegliatevi, arpa e cetra,
voglio svegliare l'aurora"(Sal 108). L'opera meravigliosa di Dio per cui
Maria esulta di gioia fa uscire Elisabetta dalla chiusura della sterilità
e Zaccaria dal silenzio incredulo. La
voce giovanile di Maria fa saltare di gioia Giovanni, ispira ad Elisabetta
parole belle e ricorda a Zaccaria la promessa fattagli dall'angelo nel tempio:
"Avrai gioia ed esultanza" (Lc 1,14).
Il Magnificat e il canto che ringiovanisce.
Si e giovani nella misura della propria speranza e
della propria gioia di vivere. Maria aiuta a gioire
riproponendo all'uomo di qualunque età il volto sorridente di Dio; aiuta a
sperare facendo ricordare che "Dio si ricorda della sua misericordia...
per sempre".
Lo Spirito "ringiovanisce la Chiesa"
(LG n.4), lo stesso fa Maria. La Chiesa, per poter annunciare la lieta
notizia ha bisogno d'essere giovane,
entusiasta, piena di vitalità e d'
inventività. Per questo essa non cessa mai di unirsi a Maria
nel gioire del Signore e ogni sera si ringiovanisce con il suo Magnificat
per presentarsi più bella davanti allo Sposo e più nuova davanti al mondo.
Causa nostrae laetitiae
"La gioia non può dissociarsi dalla
partecipazione. In Dio stesso tutto e gioia perché tutto e dono,
cosi scrive Paolo VI nell'Esortazione apostolica sulla gioia
cristiana. Anche in te, o Maria, tutto e gioia perché tutto e dono. Tu
sei esperta della logica di Dio e conosci la legge
strana per cui condividere e uguale a moltiplicare. "Hai
moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia" á(Is 9,2). Con il tuo Magnificat
pervadi di gioia tutta la Chiesa, dall'Oriente all'Occidente, dall'inizio al
compimento. "Tutte le generazioni ti chiameranno beata" e godranno la
beatitudine a causa di te.
Ad Ain Karem effondi speranza ed entusiasmo, fai
gridare di gioia gli anziani e fai danzare un bambino che
non ha ancora visto la luce. A Betlemme ti rallegri per il
canto degli angeli, inondi di gioia purissima Giuseppe, il fedele compagno
della tua vita, rimandi felici i poveri pastori e i ricchi magi. Nel tempio di
Gerusalemme fai trasalire di gioia chi e
alle soglie dell'eterno. A Cana allieti la festa familiare
con il vino miracoloso del tuo Figlio. Nel cenacolo mantieni viva
nei discepoli l'attesa dello Spirito. Ora, assunta nella pienezza
della gioia divina, tu continui ad essere la causa della nostra gioia.
Rivolgi a noi il tuo sguardo gioioso,
o Maria, donna del Magnificat, Signora della Pasqua, vergine
di perenne giovinezza, "Mater plena sanctae laetitiae", e
mostraci in questo esilio il volto sorridente del tuo figlio Gesù, il
frutto benedetto del tuo seno.
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