sabato 11 giugno 2016

Catechesi mariane di Giovanni Paolo II

23. "IMMACOLATA: LA DEFINIZIONE DOGMATICA DEL PRIVILEGIO"

Mercoledì, 12 giugno 1996

1. La convinzione che Maria fu preservata da ogni macchia di peccato sin dal suo concepimento, sì
da essere chiamata tutta santa, andò nei secoli imponendosi progressivamente nella liturgia e nella
teologia. Tale sviluppo suscitò, all’inizio del XIX secolo, un movimento di petizioni in favore di
una definizione dogmatica del privilegio della Immacolata Concezione. Nell’intento di accogliere
questa istanza, verso la metà di quel secolo, il Papa Pio IX, dopo aver consultato i teologi, interpellò
tutti i vescovi sull’opportunità e sulla possibilità di tale definizione, convocando quasi un "concilio
per iscritto". Il risultato fu significativo: l’immensa maggioranza dei 604 vescovi rispose
positivamente al quesito. Dopo una così vasta consultazione, che mette in risalto la preoccupazione
del mio venerato Predecessore di esprimere, nella definizione del dogma, la fede della Chiesa, con
altrettanta cura si pose mano alla redazione del documento. La Commissione speciale di teologi,
istituita da Pio IX ai fini dell’accertamento della dottrina rivelata, attribuì un ruolo essenziale alla
prassi ecclesiale. E questo criterio influì sulla formulazione del dogma, che privilegiò le espressioni
del vissuto ecclesiale, della fede e del culto del popolo cristiano, rispetto alle determinazioni
scolastiche. Finalmente, nel 1854, Pio IX, con la Bolla Ineffabilis, proclamò solennemente il dogma
dell’Immacolata Concezione: "... Noi dichiariamo, pronunciamo e definiamo che la dottrina con cui
si afferma che la beatissima Vergine Maria, nel primo istante della sua concezione, per singolare
grazia e privilegio di Dio onnipotente, in considerazione dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore del
genere umano, è stata preservata immune da ogni macchia di colpa originale, è una dottrina rivelata
da Dio, e dev’essere, per questa ragione, fermamente e costantemente creduta da tutti i fedeli" (DS
2803).
2. La proclamazione del dogma dell’Immacolata esprime l’essenziale dato di fede. Il Papa
Alessandro VII, nella Bolla Sollicitudo, del 1661, parlava di preservazione dell’anima di Maria
"nella sua creazione e nell’infusione nel corpo" (DS 2017). La definizione di Pio IX, invece,
prescinde da tutte le spiegazioni circa il modo di infusione dell’anima nel corpo ed attribuisce alla
persona di Maria, nel primo istante del suo concepimento, l’essere preservata da ogni macchia di
colpa originale. L’immunità "da ogni macchia di colpa originale" comporta come positiva
conseguenza l’immunità totale da ogni peccato, e la proclamazione della perfetta santità di Maria,
dottrina alla quale la definizione dogmatica offre un fondamentale contributo. Infatti, la
formulazione negativa del privilegio mariano, condizionata dalle precedenti controversie
sviluppatesi in Occidente sulla colpa originale, deve sempre essere completata dalla enunciazione
positiva della santità di Maria, più esplicitamente sottolineata nella tradizione orientale. La
definizione di Pio IX si riferisce solo all’immunità dal peccato originale e non comprende
esplicitamente l’immunità dalla concupiscenza. Tuttavia la completa preservazione di Maria da ogni
macchia di peccato, ha come conseguenza in lei l’immunità anche dalla concupiscenza, tendenza
disordinata che, secondo il Concilio di Trento, viene dal peccato e inclina al peccato (DS 1515).
3. Concessa "per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente", tale preservazione dal peccato
originale costituisce un favore divino assolutamente gratuito, che Maria ha ottenuto sin dal primo
momento della sua esistenza. La definizione dogmatica non dice che questo singolare privilegio è
unico, lo lascia però intuire. L’affermazione di tale unicità si trova invece enunciata esplicitamente
nell’Enciclica Fulgens Corona, del 1953, dove il Papa Pio XII parla di "privilegio molto singolare
che non è mai stato accordato ad altra persona" (AAS 45 [1953] 580), escludendo così la possibilità,
sostenuta da qualcuno, ma con poco fondamento, di attribuirlo anche a san Giuseppe. La Vergine
Madre ha ricevuto la singolare grazia dell’immacolato concepimento "in considerazione dei meriti
di Gesù Cristo, Salvatore del genere umano", cioè della sua universale azione redentrice. Nel testo
della definizione dogmatica non viene espressamente dichiarato che Maria è stata redenta, ma la
stessa Bolla Ineffabilis afferma altrove che "è stata riscattata nel modo più sublime". Questa è la
straordinaria verità: Cristo fu il redentore di sua Madre ed esercitò in lei la sua azione redentiva "nel
modo perfettissimo" (Fulgens Corona: AAS 45 [1953] 581), sin dal primo momento dell’esistenza.
Il Concilio Vaticano II ha proclamato che la Chiesa "ammira ed esalta in Maria il frutto più
eccellente della Redenzione" (Sacrosanctum Concilium, 103).
4. Tale dottrina solennemente proclamata, viene espressamente qualificata come "dottrina rivelata
da Dio". Il Papa Pio IX aggiunge che essa dev’essere "fermamente e costantemente creduta da tutti i
fedeli". Di conseguenza, colui che non la fa sua, o conserva un’opinione ad essa contraria "naufraga
nella fede" e "si stacca dall’unità cattolica". Nel proclamare la verità di tale dogma dell’Immacolata
Concezione, il venerato mio Predecessore era consapevole di esercitare il suo potere
d’insegnamento infallibile come Pastore universale della Chiesa, che qualche anno dopo sarebbe
stato solennemente definito durante il Concilio Vaticano I. Egli metteva così in atto il suo magistero
infallibile come servizio alla fede del popolo di Dio; ed è significativo che ciò sia avvenuto nel
definire il privilegio di Maria.

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