Tratto da: Cavaglià Piera – Del Core Pina (a cura), Un progetto di
vita per l’educazione della donna, Roma, LAS (1994) pp. 209-218.
LA PRESENZA DI MARIA
NEL CAMMINO DI FORMAZIONE
DELL'IDENTITÀ CARISMATICA
Aspetto salesiano
Anita DELEIDI, fma
La Figlia di Maria
Ausiliatrice riconosce Maria Santissima come l'ispiratrice dell'Istituto e
trova in lei la Maestra e la Madre: «Don Bosco ci ha volute "monumento
vivo" della sua riconoscenza all'Ausiliatrice e ci chiede di essere il
suo "grazie" prolungato nel tempo»[1].
Questo imprescindibile riferimento
mariano, preziosa eredità dei Fondatori, connota l'essere e l'agire di
ogni FMA, educatrice nel nome di Maria. Nel cammino di formazione, specialmente
nel periodo del noviziato, finalizzato all'assunzione progressiva
dell'identità, è molto importante aiutare le novizie a cogliere e ad assumere
gradualmente questo tratto fondamentale dell'identità dell'Istituto.
La prospettiva generale
del Capitolo XIX ci ha impegnate, infatti, ad approfondire e, in alcuni casi, a
"riappropriarci" della nostra spiritualità mariana, proprio in forza
del nostro carisma educativo, per rispondere alle attese e alle povertà delle
giovani nei diversi contesti socio-culturali in cui operiamo. È la Vergine
del Magnificat a guidare questa nostra riflessione a livello di Istituto
intero: è l'icona di Maria, che fa memoria "viva" della storia della
salvezza, l'immagine che guida il cammino post-capitolare.
Il Magnificat è il
canto di una donna che ben conosceva la storia della salvezza e che in essa si
è inserita come presenza attiva ed operante, «profondamente radicata
nella storia dell'umanità, nell'eterna vocazione dell'uomo»,[3]
presenza attiva, esemplare, materna, unica nella storia della salvezza. Maria è
l'essere umano che più sta al centro della storia della salvezza, non con
quello "che fa", ma con quello che è: presenza che accoglie il
progetto di Dio, in piena libertà e totale disponibilità. E continua ad essere
presente, e ad operare nell'oggi della storia della salvezza: «con la
sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora
peregrinanti [..] fino a che non siano condotti nella patria beata».[4]
1. Maria,
presenza viva ed operante nella storia della salvezza (Costituzioni art. 4)
Nelle nostre Costituzioni,
il ruolo di Maria viene proprio additato con questa categoria della presenza,
più che con quella dell'esemplarità. Fin dal primo articolo («con
l'intervento diretto di Maria») si sente Maria come presenza viva ed operante
nella storia dell'Istituto, nella vita di don Bosco e di madre Mazzarello e
quindi nella nostra vita: «Noi sentiamo Maria presente nella nostra vita e ci
affidiamo totalmente a Lei».[5]
Dobbiamo vivere come Lei,
ma soprattutto con lei, per prolungare nell' oggi del mondo la sua
missione materna, per essere con e come lei protagoniste di salvezza per tante
giovani che attendono questo aiuto.
Nel cammino di formazione
è quindi opportuno e necessario partire da una salda visione biblico
-teologica del ruolo di Maria nella storia della salvezza, accompagnata
dall'aspetto del "vissuto" salesiano che proprio in tale
visione si innesta e cresce.
Mi sembra significativo,
proprio a questo proposito, ricordare un prezioso scritto di don Bosco, ormai
"entrato nella storia" e non più letto per il linguaggio e la
dottrina teologica "datati", ma non meno indicativo, della coscienza che
don Bosco aveva del ruolo di Maria e dell'importanza di dare un saldo
fondamento ecclesiale alla devozione all'Ausiliatrice. Parlo delle Maraviglie
della Madre di Dio, edito a Torino, nel 1868 nella serie delle Letture
Cattoliche.[6]
È un testo "popolare", molto diffuso, non "originale"
(conosciamo lo "stile" e la genesi degli scritti di don Bosco!)
eppure significativo per capire come don Bosco voleva che la gente sentisse
Maria come presenza viva ed operante e per questo poteva rivolgersi a Lei, per
chiedere aiuto, con fiducia. Basta dare uno sguardo all'indice: ben quattordici
capitoli dedicati a fondare biblicamente e a dimostrare nella storia
dell'umanità l'aiuto potente di Maria, a cui fa seguito la storia della
costruzione della basilica di Maria Ausiliatrice, la consacrazione della
medesima (preceduta da una opportuna ed interessante spiegazione del rito) ed
infine il racconto di alcune grazie ottenute per intercessione di Maria (fra
cui quella della protezione delle campagne mornesine).
Nella prima parte del
testo, don Bosco" rivisita" l'Antico e il Nuovo Testamento,
riconoscendo in immagini e figure la prefigurazione di Maria e del suo aiuto, e
ricavando dal Vangelo le prove della potenza e della maternità universale di
Maria (Annunciazione - Cana croce), trovando nel Magnificat il
riconoscimento da parte di tutte le generazioni della presenza di Maria che si
perpetua nel tempo. È, poi, nella "prova storica" che don Bosco
dimostra la presenza attiva di Maria nella Chiesa: «Un'esperienza di
diciotto secoli fa vedere in modo luminosissimo che Maria ha continuato dal
cielo e col più grande successo la missione di Madre della Chiesa ed
Ausiliatrice dei cristiani, che aveva incominciato sulla terra».[7]
Dal racconto dei fatti, secondo le conoscenze e lo stile che don Bosco
possedeva, si coglie la preoccupazione che il Santo aveva di convincere per
vie di ragione, più che per sentimento, di dare salde convinzioni che
alimentassero la devozione.
Questa sua dottrina - e
questo suo modo di rileggere la storia, debitore della formazione teologica del
tempo -, accompagnata da un'esposizione calda e conquistatrice, genera nella
mente dei lettori un sentimento di pace e di ferma certezza nel patrocinio di
Maria.[8]
Certezza che si manifesta
in tutta la vita di don Bosco, "incarnata" nella sua esperienza
umana: Maria è sempre stata per lui una presenza viva, che ha guidato e
"modellato" la sua missione.
2. Maria,
presenza viva nella vita e nell' opera di don Bosco
Se rileggiamo le Memorie
dell'Oratorio cogliamo il progressivo cammino di questo itinerario mariano
di don Bosco. Ricordiamo che questo testo è molto utile e fondamentale per
conoscere la spiritualità educativa di don Bosco, perché non è
un'autobiografia, ma una "rilettura" in chiave di insegnamento che
il santo fa della sua vita, perché i figli imparino dal "vissuto" del
padre i "segreti" della sua missione educativa.
Già mamma Margherita forma
Giovannino ad una devozione semplice e sincera verso Maria, fatta sentire a
lui sempre presente anche nei momenti difficili, di solitudine, di
responsabilità, e vero aiuto; dal sogno dei nove anni, poi, la "buona
pastora" diventa il modello, il punto di riferimento per la sua azione fra
i compagni. Nel sofferto itinerare dell'oratorio, Maria è presente come segno
di speranza («trasportati da profonda gratitudine - dopo l'offerta della
tettoia Pinardi, fatta da Pancrazio Soave - e per ringraziare la S. Vergine che
aveva accolte ed esaudite le nostre preghiere...»)[9] e
diventa presenza che opera attivamente in mezzo ai giovani: l'Immacolata - la
proclamazione del dogma coincide con gli "anni d'oro" dell'oratorio,
i tempi di Savio, Besucco, Magone - è colei che ha vinto e vince il peccato e
aiuta il giovane nel suo cammino verso la salvezza. Domenico Savio se ne fa
apostolo: e proprio il suo affidarsi a Maria, "nella compagnia dell'
Immacolata", lo rende presenza attiva fra i suoi compagni. Domenico aveva
colto da don Bosco che la vera devozione mariana non era "intimista",
ma un rendersi come Maria "operatori di salvezza", come lei, portare
a Cristo i giovani. Non dimentichiamo che fra i sedici giovani, che con don
Bosco diedero inizio il 18 dicembre 1859 al primo nucleo della Pia Società di
S. Francesco di Sales, ben quindici provenivano dalla Compagnia dell'
Immacolata.
Onorare Maria era, per don
Bosco, essere fedele a quella particolare missione a cui egli era stato
chiamato, consacrarsi per la salvezza dei giovani. Maria era madre ed
educatrice sua e dei suoi giovani. La devozione all' Ausiliatrice, maturata
progressivamente attraverso fatti ecclesiali, è in strettissimo rapporto con la
missione salesiana: Maria, l'aiuto, coopera con Cristo, suo Figlio, nel piano
dell'economia salvifica, alla salvezza personale di ciascuno, della Chiesa,
dell'umanità.[10]
Maria è presenza viva,
dunque, nella vita di don Bosco: la sua devozione mariana, nata e alimentata
fin dall'infanzia, sviluppatasi nel suo cammino per il raggiungimento del suo
ideale sacerdotale, approfonditasi nella sua missione educativa, lo porta a
guardare la persona viva di Maria, la sua missione in unione col Cristo suo
figlio, la sua maternità universale, attiva ed operante.
Il confronto con don
Bosco, nel cammino di formazione delle novizie, opportunamente guidato secondo
quanto abbiamo finora rilevato e accompagnato da un saldo fondamento biblico
-teologico, le porterà a cogliere le caratteristiche di questa devozione
mariana che informa la nostra spiritualità: sentire Maria presente nella
propria vita e nella missione educativa.
3. Maria, presenza viva nella fondazione
dell’Istituto.
La consegna che don Bosco stesso ha fatto il 5
agosto 1872 alle prime FMA, del resto, ci richiama chiaramente all'unità
inscindibile della nostra consacrazione: FMA, "monumento vivo" della
riconoscenza a Maria Ausiliatrice, donne di Dio che operano con e come Maria
per la salvezza delle giovani. Particolarmente significativa al riguardo è la
testimonianza di don Francesco Cerruti al processo di canonizzazione di don
Bosco: «Ricordo di aver sentito dal Venerabile stesso a dire che un giorno,
presentandosi a Pio IX, questi gli disse: "Voi avete finora pensato ai
ragazzi, perché non pensate di fare per le ragazze, pur bisognose, quello che
fate per i ragazzi?". lo avevo già questa intenzione, ma voleva
fare una cosa per volta, ci raccontava don Bosco, cioè prima sistemare tutto
quello che bisognava per i ragazzi, poi pensare alle ragazze; e ciò tanto più
perché mi premeva fondare un' associazione religiosa che pigliasse il nome
di Maria Ausiliatrice. Sono tanti i doveri di riconoscenza che noi abbiamo
verso questa buona madre: sorga adunque la Congregazione delle Figlie di Maria
Ausiliatrice, che sia monumento parlante di questa figliale riconoscenza».[11]
«Monumento parlante», «monumento
vivo», perciò attivo, operante: non il "segno" di una
devozione intimista, statica, ma di una "filiale" devozione che si
fa vita, che è vita. Questa la nostra identità mariana: essere donne attive,
presenti in una storia di salvezza.
L'orientarsi di don Bosco
verso il gruppo di Mornese (conosciamo il cammino di ricerca fatto da lui per
la fondazione dell'Istituto)[12]
è anche determinato dal tipo di devozione mariana riscontrata in esso: Figlie
di Maria SS.ma Immacolata, che operavano nel suo nome per la salvezza delle
giovani mornesine.
La loro formazione
mariana, dovuta a don Pestarino e alimentata dalle salde riflessioni del
teologo Frassinetti, si fondava sul ruolo insostituibile che Maria ha nella
vita di ciascun cristiano e le portava non solo all'imitazione delle virtù
proprie della Vergine (particolarmente viste nel suo mistero di immacolatezza),
ma a rivivere gli atteggiamenti interiori di Maria e a tradurli a livello di
vita teologale. Inoltre si traduceva in forte impegno di vita parrocchiale,
apostolica: dapprima disponibili a tutti i servizi di carità fattiva,
alcune con Maria Domenica maturano poi la scelta del servizio educativo per le
ragazze più povere e trascurate, sempre nel nome di Maria.
L'effettiva fondazione
dell'Istituto, il 5 agosto 1872, festa della dedicazione della basilica di S.
Maria Maggiore, la prima basilica dell'Occidente dedicata a Maria, porta il
piccolo gruppo di nuove religiose ad assumere un progetto ben più ampio ed
impegnativo, sempre nel nome di Maria, ora preso ufficialmente davanti
alla chiesa e al mondo, con una identità ben precisa: Figlie di Maria Ausiliatrice,
di colei che è aiuto, perciò "ausiliatrici" come lei.
La consegna è chiara: «Lo
scopo dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice è di attendere alla
propria perfezione, e di coadiuvare alla salute del prossimo specialmente col
dare alle fanciulle del popolo una cristiana educazione».[13]
Questo il «monumento vivo»; la "gente" deve riconoscere queste
religiose dal loro fattivo impegno di dedicazione a Dio e alle giovani. «Spose
di G.c. Crocifisso e figlie di Maria», nel tratto, nel contegno, nella
persona: scriverà don Bosco nella seconda edizione delle Costituzioni,[14]
modificando l'espressione dell'articolo mutuata dalle suore di S. Anna che
avevano: «imitatrici di G. C. Crocifisso e serve dei poveri». li riferimento a
Maria è, dunque, vita, non solo devozione, culto, ma un culto che è vita.
E la consegna carismatica
del Fondatore trova in Maria Domenica Mazzarello piena sintonia e
corrispondenza. Per la giovane mornesina, come per don Bosco, Maria è presenza
viva ed operante nella sua vita e il riferirsi a Lei è un elemento
caratterizzante la sua spiritualità.
Ci sono noti gli elementi
della formazione alla devozione mariana di Maín nella famiglia (la chiesetta di
S. Lorenzo e di Maria Ausiliatrice), in parrocchia (confraternite, feste...),
l'influsso di don Pestarino (devozione a Maria Immacolata e Addolorata), di
Angela Maccagno (la Pia Unione delle Figlie di Maria SS.ma Immacolata), del
teologo Frassinetti (Amiamo Maria, Il giardinetto di Maria, Ora di santa allegrezza
ecc.)[15].l'
L'influsso di quest'ultimo è «vitale in ordine alla spiritualità di S. Maria
Domenica Mazzarello. Illuminando e penetrando le profondità del suo essere, la
"devozione" a Maria Immacolata sarà assunta da lei non solo come
imitazione delle virtù proprie della Vergine ma la muoverà in una direzione
molto più personale e profonda, verso un atteggiamento di fondo che possiamo
chiamare conformità spirituale a Maria».[16]
Il progressivo movimento
di configurazione a Maria avvenne, infatti, per Maria Domenica, soprattutto
attraverso la conoscenza e l'impegno di vita nella Pia Unione, la cui Regola
era impregnata dalla figura dell'Immacolata come ideale di vita consacrata
e apostolica: nell'Immacolata la ragazza trovava la spinta alla lotta contro il
peccato, il fascino della purezza, lo zelo per custodire e formare le giovani
che accoglieva intorno a sé nel laboratorio e nell'oratorio.[17]
Il fine dell'Unione:
«essere unite in Gesù Cristo di cuore, di spirito e di volontà [..] cooperare
alla gloria di Dio e della religione», se necessario anche «in tutti i paesi e
tutto il mondo»,[18]
ci rivela il "respiro" autentico della devozione mariana di Angela
Maccagno e di Maria Domenica, fine che diventa il motivo profondo della scelta
di Cristo di Maìn, per sempre.[19]
La proposta di don Bosco, essere FMA e in nome suo operare per la salvezza
delle giovani, non provoca disorientamento in lei, anzi estende ad una
dimensione ecclesiale il suo essere e il suo agire.
È interessante vedere come
madre Mazzarello coglie subito che nel tracciato delle Regole date dal Santo
sta l'esplicitarsi dell'essere "Figlie dell'Ausiliatrice"; anche se
in esse ci sono solo richiami devozionali, privi nella loro semplice
espressione di precise formulazioni teologiche, concentrati nell'onore da
rendere alla Madonna attraverso le pratiche del rosario, dell'Angelus, della
commemorazione dei dolori e delle allegrezze della Madonna. È l'espressione
tradizionale e popolare della devozione mariana, accolta e assunta dal
Fondatore e dalla prima comunità. Le testimonianze sono concordi nell'
affermare che era lo spirito di tutta la regola vissuta nella sua totalità a
rendere vero culto a Maria.[20]
Era il perseverante modellarsi su di lei, per vivere solide virtù evangeliche,
ma anche e soprattutto per operare nel suo nome e con il suo aiuto per le
giovani a loro affidate.
Esortava la Madre: «Se ci
useremo carità fra noi, se saremo mortificate e animate da spirito di
sacrificio, se ci manterremo fedeli alle nostre Regole, allora possiamo dire
veramente di essere figlie della Ma donna».[21]
Ed ancora: «Mettiamoci [...] con impegno ad esercitarci nella vera umiltà e
carità, sopportando i nostri difetti a vicenda; esercitarci di più nelle nostre
opere di pietà, facendo con slancio e fervore le nostre Comunioni e preghiere e
col praticare i nostri Voti [..], Sarà così, credetelo mie buone figlie, che la
Madonna sarà contenta di noi».[22]
Carità, dunque, amore:
amore per Dio e in Lui e per Lui amore per i fratelli. Carità, che è
trasparenza di amore; amore fattivo, operante. Il modello è Maria, la
sua adesione al progetto del Padre, l'amo. re alla Sua volontà, la sua totale
disponibilità. Così il riferirsi a lei diventa spontaneo per la FMA, che sente
viva la presenza della Madre.
Anche ripercorrendo con le
novizie l'itinerario mariano di Maria Domenica, attraverso la lettura delle
fonti, si può far cogliere da loro questa dimensione mariana fondante la nostra
identità: aiutandole a riflettere su un vissuto, soprattutto, in piena
rispondenza al carattere vitale che don Bosco e madre Mazzarello vollero per
l'Istituto.
4. Maria,
presenza viva nel cammino di formazione della FMA
Accostando le Costituzioni,
le novizie potranno facilmente ritrovarvi gli elementi dottrinali,
biblici, liturgici e salesiani che sottendono i riferimenti a Maria, alla sua
figura, al suo ruolo nella storia della salvezza e dell'Istituto.[23]
Già nei primi sette articoli, dove è delineata l'identità della FMA, risalta la
presenza di Maria, la singolarità del suo intervento, il suo ruolo nella
fondazione e nel carisma educativo dell'Istituto: «Il riferimento frequente a
Maria non è più motivato solo da un'esigenza teologico -ecclesiale, ma
soprattutto carismatica ed educativa. Maria SS. ma, che ha ispirato a
don Bosco la fondazione dell'Istituto, continua in esso la sua missione di
Madre della chiesa ed educatrice dei cristiani».[24]
La dottrina del capitolo
VIII della Lumen Gentium è presente e sostiene i riferimenti mariani, in
prospettiva cristologica ed ecclesiale; sono presenti i riferimenti biblici che
sottolineano la partecipazione di Maria al mistero della redenzione; sono
espliciti poi i richiami al ruolo di Maria nella missione educativa
dell'Istituto: attivamente presente nella vita di chi deve dedicarsi ad un'
azione apostolica, apportatrice di speranza per i giovani.[25]
Inoltre, Maria per le giovani smarrite, deluse, è «Madre che accoglie e
comprende, Ausiliatrice che infonde sicurezza, perché imparino ad amarla e ad
imitarla nella sua disponibilità a Dio e ai fratelli».[26]
Per questo, anche i
riferimenti devozionali che ritmano la vita di preghiera della FMA puntano
sulla "memoria" quotidiana della presenza della Vergine nelle varie
preghiere della giornata ("fare memoria" è rendere presente, attuale
la realtà ricordata, perciò una preghiera che si fa vita), con «un amore
riconoscente e filiale»: la celebrazione delle feste liturgiche, le
espressioni tradizionali del culto, l'affidamento mattutino, il rosario
quotidiano, assunti e vivificati personalmente e comunitariamente, sono
segni di una presenza riconosciuta ed amata.
Circa la necessità di
"vivificare" dal di dentro questi momenti mariani, traducendoli in
impegno concreto di vita «la vera pietà consiste nel compiere tutti i nostri
doveri a tempo e luogo e solo per amore di Dio»),[27]
ricordo quanto, alla richiesta dei fioretti per il mese di maggio, madre
Mazzarello rispose: «Il fioretto più bello che possa piacere alla Madonna per
il suo mese è di rinnovarsi nello spirito come le piante in primavera; facendo
con maggior attenzione e impegno le pratiche di pietà quotidiane, senza
aggiungere altre cose: cominciando dal primo segno di Croce che si fa al
mattino, fino all'ultimo che si fa alla sera».[28]
Infine, possiamo far
rilevare alle novizie come negli articoli delle Costituzioni sia chiara
la coscienza dell'Istituto di dover prolungare nella storia l'eredità mariana
dei Fondatori. Abbiamo già accennato al ruolo di Maria nella vita di don Bosco,
di madre Mazzarello, nella fondazione dell'Istituto. Nel testo costituzionale è
codificato come ogni FMA debba vivere la sua consacrazione totale a Cristo per
i giovani «nell'umiltà gioiosa del Magnifica!»: solo così la sua vita
può essere «risposta di salvezza» alle attese profonde dei giovani, «con la
sollecitudine materna di Maria».[29]
Ecco, allora, come si può
delineare la presenza di Maria nel cammino di formazione della FMA. Nel
confronto con il vissuto dei Fondatori, nell'approfondimento biblico
teologico, nell'espressione del culto, dobbiamo guidare all'incontro con la
persona di Maria, donna, liberamente e totalmente coinvolta in un progetto
di salvezza, per esserne sua immagine" secondo la consegna e
l'esempio dei Fondatori.
Chi vede una FMA dovrebbe
riconoscere in lei l'icona di Maria. Nel contesto orientale, dove è nata
l'arte dell'icona, questa parla da sola e introduce alla contemplazione del
mistero che rappresenta: così sia per chi vede una FMA, operante nel nome di
Maria, nella storia dell'oggi della salvezza.
[6]
Oggi è pubblicato in: Bosco Giovanni, Maraviglie della Madre di Dio invocata
sotto il titolo di Maria Ausiliatrice, Torino, Tip. dell'Oratorio di S.
Francesco di Sales 1868, in lo., Opere edite XX. Ristampa anastatica a
cura del Centro Studi Don Bosco, Roma, LAS 1977, 193-376.
[8]
Cf AA.VV., L'Ausiliatrice nel domma e nel culto = Biblioteca del
"Salesianum" 13, Torino, SEI 1950,76.
[9]
Bosco Giovanni, Memorie dell'Oratorio di S. Francesco di Sales dal 1815 al
1855. Introduzione, note e testo critico a cura di Antonio Da Silva
Ferreira = Fonti. Serie prima 4, Roma, LAS 1991, 136.
[10]
Cf DELEIDI Anita, LA dimensione mariana della vocazione della Figlia di Maria
Ausiliatrice alle origini dell’ lstituto, in MANELLO Maria Piera [ed.], Madre
ed educatrice. Contributi sull'identità mariana
dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice = Il Prisma 8, Roma, LAS 1988,
19-27.
[11]
SACRA RITUUM CONGREGATIONE. Taurinen. Beati/icationis et canonizationis ven. Servi
Dei Sac. ]oannis Bosco. Summarium super dubio. Roma, Tip. Agostiniana 1923. III
141.
[13]
Regole o Costituzioni per l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice
aggregate alla Società Salesiana, Torino, Tip. e Libreria Salesiana 1878, I 1.
[14]
Regole o Costituzioni per le Figlie di Maria Ausiliatrice aggregate alla
Società Salesiana. Torino. Tip. Salesiana 1885. XVIII 11.
[15]
Cf POSADA Maria Esther, Storia e salltità. ln/lusso del teologo Giuseppe
Frassinetti sulla spiritualità di S. Maria Domenica Mazzarello = Il Prisma
11, Roma, LAS 1992, 98.
[23]
Cf CAVAGLIA Piera, La presenza di Mal'ia tra normativa giuridica ed esperienza
spirituale, in MANELLO [ed.], Madre ed educatrice 55-61.
Nessun commento:
Posta un commento