sabato 28 luglio 2018

IT 24 luglio 2018


9.  La donna vestita di sole – Apocalisse 12,1-6
I volti di Maria nella Scrittura
L’Apocalisse è un testo di lotta, striato dal sangue della storia, ma è anche un’opera di contemplazione avvolta in un alone di luce da cui emerge il lieto fine della storia, quando ogni lacrima sarà asciugata e la morte sarà sconfitta per sempre (21,14). Il testo appartiene al genere “apocalittico”, ricco di simboli misteriosi e di segni grandiosi e spaventosi. L’autore del testo, tuttavia, lo autodefinisce come “profezia” (1,3; 22,7.19), che nel linguaggio biblico è soprattutto interpretazione dei segni dei tempi presenti e appello di fedeltà al momento presente. L’intenzione del testo, quindi, è quella di aiutarci a vivere con speranza, ad essere ottimisti senza ignorare la sofferenza, nella certezza che il maligno non ha più potere su di noi e che l’universo è nelle mani di Dio Padre, che si prende cura instancabilmente delle sue creature.

Al capitolo 12, certamente una delle pagine più note dell’Apocalisse, appare una figura misteriosa: la donna vestita di luce, che sta per partorire in faccia al drago, che attende per divorare il bambino (cfr. Ct 6,10). La tradizione della Chiesa ha visto in questa donna alternativamente la persona concreta di Maria e la personificazione del popolo di Dio, di Israele e della Chiesa. La nascita del Messia, infatti, si è realizzata e si attualizza continuamente, in ogni credente come in Maria, attraverso l’incarnazione della Parola e l’azione dello Spirito. Questa donna misteriosa, quindi, è anzitutto la Donna per eccellenza, la Madre, la Sposa, la Regina: in essa contempliamo, come in Giuditta, in Ester, nella Sposa del Cantico, sia la  bellezza di Maria, che la grandezza di ciò che ogni donna è chiamata ad essere, nella misura in cui si fa collaboratrice di Dio per la salvezza del mondo. Ognuna di noi è chiamata ad essere questa donna nell’oggi della Chiesa.
Nella nascita messianica descritta in questa pagina, non ci troviamo di fronte alla nascita di Betlemme, bensì a quella del mattino di Pasqua. I dolori del parto corrispondono a quelli del Calvario, dove tutta la Creazione è stata rinnovata nel parto della Croce, in cui sono stati coinvolti, ognuno a modo proprio, sia Gesù che Maria. Il Figlio della donna, pertanto, non è soltanto il Cristo. In quel bambino sono rappresentati tutti coloro che, rinati nel Battesimo, sono diventati figli di Dio, figli della Chiesa e figli di Maria. La fuga della donna nel deserto è una specie di nuovo esodo. Il deserto, infatti, è luogo di intimità e di protezione divina: dopo la Pasqua del Signore, si è aperto il tempo della Chiesa, tempo di persecuzioni, in cui però non viene mai a mancare il pane della vita, della Parola e dell’Eucarestia.

Per pregare con la Parola (Apocalisse 12,1-6):
1.      Mi metto alla presenza di Dio. Immagino di trovarmi dentro la scena, di fronte alla donna e al drago e chiedo al Padre la grazia di potermi rispecchiare in lei.
2.      Invoco l’aiuto dello Spirito Santo ripetendo lentamente questa (o un’altra) preghiera:
“Spirito Santo, vita della mia vita, vieni a inondarmi con la tua luce divina! Insegnami a riconoscere nel mio quotidiano i segni dei tempi. Fa che la Parola possa prendere carne in me, come in Maria! Fa che anche io possa collaborare nella Chiesa alla generazione di figli e figlie per Dio. Amen”.
3.      Leggo lentamente il brano di Apocalisse 12,1-6. Mi soffermo su tre punti:
-il sole e la luna (v. 1): la luce del sole è la verità di Dio, mentre la luna può rappresentare l’ambiguità della creatura, sempre tentata dall’egoismo a ripiegarsi su stessa. Mi metto sotto lo sguardo di Dio, che illumina la verità del mio essere e mi aiuta a calpestare l’ambiguità che è in me.
-le doglie del parto e il drago (vv. 2-4): la donna grida per il dolore, ma non si lamenta, sa che sta per partorire un figlio a Dio! Per questo il drago è arrabbiato! In questo momento della mia vita, che cosa posso offrire al Padre, perché lo unisca al sacrificio di Gesù, nella logica del da mihi animas?
-il bambino e il deserto (vv. 5-6): il bambino e la donna sono portati in salvo prontamente. Contemplo nella storia della mia vita la cura di Dio e i suoi interventi di salvezza, per crescere nella certezza che Egli fa di tutto perché nessuno sia perduto!
5. Concludo la preghiera con un colloquio cuore a cuore con Maria: confido a Lei ciò che, nel mio lavoro apostolico, mi provoca ansia o paura e chiedo la grazia di poter partecipare del suo coraggio e della sua fecondità materna.
6. Padre Nostro.

Dopo aver concluso la preghiera, mi fermo a riflettere un po’: che cosa mi ha suggerito lo Spirito nella preghiera? Mi ha incoraggiata o confermata? Mi ha invitata a fare un passo di conversione? Come penso di corrispondere al dono ricevuto nella preghiera?

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