3. Madre e ausiliatrice della chiesa
«Tu che sei Madre e Ausiliatrice della Chiesa
Proteggi il nostro Papa, i Vescovi, i
Sacerdoti e i Religiosi».
Il
secondo capoverso dell’atto di affidamento ci invita a riconoscere in Maria,
«Madre di Gesù e Madre nostra», la «Madre e Ausiliatrice della Chiesa». Colei,
infatti, che nella «pienezza del tempo» (Gal 4,4) ha dato un corpo di carne al
Figlio di Dio, fino alla fine dei tempi collaborerà con la Spirito Santo,
perché il Corpo di Cristo che è la Chiesa sia continuamente rigenerato nell’amore
del Padre (1Pt 1,3).
In
questo Corpo, insegna San Paolo, vi sono molte membra (1Cor 12,12). Di ognuna
di esse Maria è chiamata a prendersi cura, attraverso la sua potente
intercessione e il suo luminoso esempio
di vita totalmente donata. Questa
speciale vocazione di Maria è ben rappresentata nell’antica iconografia della
Madonna del Manto o Madonna della Misericordia, in cui la Vergine accoglie
sotto la sua protezione uomini e donne di ogni stato di vita e di ogni
condizione sociale. Il gesto di coprire con il manto, nell’antichità, impegnava
colui che lo compiva a prendersi cura in modo particolare del suo protetto (1Re
19,19; Ez 16,8; Rut 3,9). Proprio così, chi sta sotto il manto di Maria gode in
modo particolare della sua materna cura e protezione.
Ma
perché la nostra preghiera non sia soltanto un «dire», ma anche un «fare», essa
deve essere accompagnata da una concreta «testimonianza di comunione e di
cattolicità» (C 115). Il che significa in primo luogo impegnarsi a «parlare
bene» del Papa, dei Vescovi, dei Sacerdoti e degli altri Religiosi (se non possiamo
parlar bene, ammonisce Don Bosco, «meglio tacere»). In secondo luogo significa
conoscere approfonditamente la dottrina della Chiesa, trasmetterla con fedeltà
e agire di conseguenza, anche quando questo ci costringe ad entrare in
contrasto con la cultura contemporanea (R54). In terzo luogo, si tratta di
combattere due brutte «tentazioni pastorali»: l’autoreferenzialità e
l’eccessiva autosufficienza, che possono portarci a rifiutare il confronto e la
collaborazione con altre realtà ecclesiali, o addirittura ad entrare in
competizione con esse (C 61, 110).
Un «esercizio spirituale»
per far crescere il desiderio della comunione ecclesiale: meditare le parole di
Gesù «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli
uni per gli altri» (Gv 13,35), pensando che non si riferiscono solo alle consorelle
della mia comunità o Ispettoria, ma a tutti i fratelli e sorelle nella fede che
vivono nella parrocchia, città, diocesi, in cui sono inserita.
Nessun commento:
Posta un commento