venerdì 11 marzo 2016

Catechesi mariane di Giovanni Paolo II

15. "DONNE IMPEGNATE NELLA SALVEZZA DEL POPOLO"

Mercoledì, 27 marzo 1996

1. L’Antico Testamento ci fa ammirare alcune donne straordinarie che, sotto l’impulso dello Spirito
di Dio, partecipano alle lotte e ai trionfi d’Israele o contribuiscono alla sua salvezza. La loro
presenza nelle vicende del popolo non è né marginale né passiva: esse appaiono come autentiche
protagoniste della storia della salvezza. Ecco gli esempi più significativi. Dopo il passaggio del mar
Rosso, il testo sacro mette in rilievo l’iniziativa di una donna ispirata per celebrare festosamente
questo evento decisivo: "Maria, la profetessa, sorella di Aronne, prese in mano un timpano: dietro a
lei uscirono le donne con i timpani, formando cori di danze. Maria fece loro cantare il ritornello:
Cantate al Signore perché ha mirabilmente trionfato: ha gettato in mare cavallo e cavaliere" (Es
15,20-21). Questa menzione della intraprendenza femminile in un contesto celebrativo pone in
risalto non solo la rilevanza del ruolo della donna, ma anche la sua particolare attitudine a lodare e
ringraziare Dio.
2. Un’azione ancora più importante svolge, al tempo dei Giudici, la profetessa Debora. Dopo aver
ordinato al capo dell’esercito di radunare degli uomini e di scendere in campo, ella con la sua
presenza assicura il successo dell’esercito di Israele, annunciando che un’altra donna, Giaele,
ucciderà il capo dei nemici. Inoltre, per celebrare la grande vittoria, Debora intona un lungo cantico
con il quale loda l’azione di Giaele: "Sia benedetta fra le donne Giaele, ...benedetta fra le donne
della tenda!" (Gdc 5,24). A questa lode fanno eco, nel Nuovo Testamento, le parole che, nel giorno
della Visitazione, Elisabetta rivolge a Maria: Tu sei benedetta fra le donne... (Lc 1,42). Il ruolo
significativo delle donne nella salvezza del popolo, messo in luce dalle figure di Debora e di Giaele,
è riproposto nella vicenda di un’altra profetessa di nome Culda, vissuta al tempo del re Giosia.
Interrogata dal sacerdote Chelkia, essa pronuncia degli oracoli che annunciano una manifestazione
d’indulgenza per il re che temeva l’ira divina. Culda diventa così messaggera di misericordia e di
pace (cf. 2Re 22,14-20).
3. I libri di Giuditta e di Ester, che hanno lo scopo di esaltare, in modo ideale, l’apporto positivo
della donna nella storia del popolo eletto, presentano - in un contesto culturale di violenza - due
figure di donne che procurano vittoria e salvezza agli Israeliti. Il libro di Giuditta, in particolare,
riferisce di un temibile esercito inviato da Nabucodonosor a conquistare Israele. Guidata da
Oloferne, l’armata nemica è pronta ad impadronirsi della città di Betulia, tra la disperazione degli
abitanti che, ritenendo inutile ogni resistenza, chiedono ai capi di arrendersi. Ma agli anziani della
città, che, in assenza di aiuti immediati, si dichiarano pronti a consegnare Betulia al nemico,
Giuditta rimprovera la mancanza di fede, professando piena fiducia nella salvezza che viene dal
Signore. Dopo aver a lungo invocato Dio, lei che è simbolo della fedeltà al Signore, dell’umile
preghiera e della volontà di mantenersi casta, si reca presso Oloferne, il generale nemico,
orgoglioso, idolatra e dissoluto. Rimasta sola con lui, Giuditta, prima di colpirlo, si rivolge a Jahvè
dicendo: "Dammi forza, Signore Dio d’Israele, in questo momento" (Gdt 13,7). Poi, presa la
scimitarra di Oloferne, gli taglia la testa. Anche qui, come nel caso di Davide di fronte a Golia, il
Signore si serve della debolezza per trionfare sulla forza. In questa circostanza, però, a riportare la
vittoria è una donna: Giuditta, senza farsi frenare dalla pusillanimità e dall’incredulità dei capi del
popolo, raggiunge ed uccide Oloferne, meritando il ringraziamento e la lode del Sommo Sacerdote e
degli anziani di Gerusalemme. Questi, rivolti alla donna che ha vinto il nemico, esclamano: "Tu sei
la gloria di Gerusalemme, tu magnifico vanto d’Israele, tu splendido onore della nostra gente. Tutto
questo hai compiuto con la tua mano, egregie cose hai operato per Israele, di esse Dio si è
compiaciuto. Sii sempre benedetta dall’onnipotente Signore" (Gdt 15,9-10).
4. In un’altra situazione di grave difficoltà per gli Ebrei si svolge la vicenda narrata dal Libro di
Ester. Nel regno di Persia, Amàn, l’intendente del re, decreta lo sterminio degli Ebrei. Per
allontanare il pericolo, Mardocheo, un giudeo che vive nella cittadella di Susa, ricorre alla nipote
Ester, che vive nel palazzo del re dove ha raggiunto il rango di regina. Essa, contro la legge vigente,
presentandosi al re senza essere stata convocata, e rischiando la pena di morte, ottiene la revoca del
decreto di sterminio. Amàn viene giustiziato, Mardocheo accede al potere, e i giudei, liberati dalla
minaccia, hanno così ragione dei loro nemici. Giuditta ed Ester mettono ambedue a repentaglio la
vita per procurare la salvezza al loro popolo. I due interventi però sono molto diversi: Ester non
uccide il nemico, ma, fungendo da mediatrice, intercede in favore di coloro che sono minacciati di
sterminio.
5. Questa funzione di intercessione è attribuita poi ad un’altra figura di donna, Abigail, moglie di
Nabal, dal primo Libro di Samuele. Anche qui, è grazie al suo intervento che si realizza un altro
caso di salvezza. Ella va incontro a Davide, che ha deciso di annientare la famiglia di Nabal,
chiedendo perdono per le colpe di suo marito, e libera così la sua casa da sicura sciagura (1Sam 25).
Come è facile notare, la tradizione veterotestamentaria pone in evidenza più volte, soprattutto negli
scritti più vicini all’avvento di Cristo, l’azione determinante della donna per la salvezza di Israele.
In tal modo lo Spirito Santo, attraverso le vicende delle donne dell’Antico Testamento, tratteggiava
con sempre maggiore precisione le caratteristiche della missione di Maria nell’opera della salvezza
dell’intera umanità.

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