venerdì 5 febbraio 2016

Catechesi mariane di Giovanni Paolo II

10. "SCOPO E METODO DELL’ESPOSIZIONE DELLA DOTTRINA MARIANA"

Mercoledì, 3 gennaio 1996

1. Seguendo la Costituzione dogmatica "Lumen Gentium" che, nel capitolo VIII, ha inteso
"illustrare attentamente sia la funzione della beata Vergine nel mistero del Verbo Incarnato e del
Corpo mistico, sia i doveri degli uomini redenti verso la Madre di Dio", vorrei offrire in queste mie
catechesi una sintesi essenziale della fede della Chiesa su Maria, pur riaffermando col Concilio di
non volere "proporre una dottrina esauriente", né "dirimere questioni dai teologi non ancora
pienamente illustrate" (LG, 54). È mio intento descrivere, innanzitutto, "la funzione della beata
Vergine nel mistero del Verbo Incarnato e del Corpo Mistico" (LG, 54), ricorrendo ai dati della
Scrittura e della Tradizione apostolica e tenendo conto dello sviluppo dottrinale che si è prodotto
nella Chiesa fino ai nostri giorni. Essendo, inoltre, il ruolo di Maria nella storia della salvezza
strettamente collegato al mistero di Cristo e della Chiesa, non perderò di vista tali riferimenti
essenziali che, offrendo alla dottrina mariana la giusta collocazione, permettono di scoprirne la
vasta ed inesauribile ricchezza. L’esplorazione del mistero della Madre del Signore è veramente
molto ampia ed ha impegnato nel corso dei secoli molti pastori e teologi. Alcuni, nel tentativo di
mettere in risalto gli aspetti centrali della mariologia, l’hanno talvolta trattata insieme alla
cristologia o alla ecclesiologia. Ma, pur tenendo conto della sua relazione con tutti i misteri della
fede, Maria merita una trattazione specifica che ne metta in evidenza la persona e la funzione nella
storia della salvezza alla luce della Bibbia e della tradizione ecclesiale.
2. Sembra inoltre utile, seguendo le indicazioni conciliari, esporre accuratamente "i doveri degli
uomini redenti verso la Madre di Dio, Madre di Cristo e Madre degli uomini, specialmente dei
fedeli" (LG, 54). Il ruolo assegnato a Maria dal disegno divino di salvezza richiede, infatti, ai
cristiani non solo accoglienza ed attenzione, ma anche scelte concrete che traducano nella vita gli
atteggiamenti evangelici di Colei che precede la Chiesa nella fede e nella santità. La Madre del
Signore è destinata così ad esercitare un influsso speciale sul modo di pregare dei fedeli. La stessa
liturgia della Chiesa ne riconosce il posto singolare nella devozione e nell’esistenza di ogni
credente. Occorre sottolineare che la dottrina e il culto mariano non sono frutti del sentimentalismo.
Il mistero di Maria è una verità rivelata che s’impone all’intelligenza dei credenti ed esige da coloro
che nella Chiesa hanno il compito dello studio e dell’insegnamento un metodo di riflessione
dottrinale non meno rigoroso di quello usato in tutta la teologia. Del resto, Gesù stesso aveva
invitato i suoi contemporanei a non lasciarsi guidare dall’entusiasmo nel considerare sua madre,
riconoscendo in Maria soprattutto colei che è beata perché ascolta la parola di Dio e la mette in
pratica (cf. Lc 11,28). Non solo l’affetto, ma soprattutto la luce dello Spirito deve guidarci a capire
la Madre di Gesù e il suo contributo all’opera di salvezza.
3. Sulla misura e sull’equilibrio da salvaguardare nella dottrina come nel culto mariano, il Concilio
esorta caldamente i teologi ed i predicatori della parola divina, "ad astenersi con ogni cura da
qualunque falsa esagerazione..." (LG, 67). Queste provengono da quanti incorrono in un
atteggiamento massimalistico, che pretende di estendere sistematicamente a Maria le prerogative di
Cristo e tutti i carismi della Chiesa. È necessario, invece, salvaguardare sempre, nella dottrina
mariana l’infinita differenza esistente fra la persona umana di Maria e la persona divina di Gesù.
Attribuire a Maria il "massimo" non può diventare una norma della mariologia, che deve fare
costante riferimento a quanto la Rivelazione testimonia circa i doni fatti da Dio alla Vergine a
motivo della sua eccelsa missione. Analogamente, il Concilio esorta teologi e predicatori ad
"astenersi dalla grettezza di mente" (LG, 67), cioè dal pericolo del minimalismo che può
manifestarsi in posizioni dottrinali, in interpretazioni esegetiche e in atti di culto, tendenti a ridurre e
quasi a vanificare l’importanza di Maria nella storia della salvezza, la sua verginità perpetua e la sua
santità. Conviene sempre evitare simili posizioni estreme in virtù di una coerente e sincera fedeltà
alla verità rivelata, così come è espressa nella Scrittura e nella Tradizione apostolica.
4. Lo stesso Concilio ci offre un criterio che permette di discernere l’autentica dottrina mariana:
"Nella Chiesa, Maria occupa, dopo Cristo, il posto più alto e il più vicino a noi" (LG, 54). Il posto
più alto: dobbiamo scoprire questa altezza conferita a Maria nel mistero della salvezza. Si tratta,
però, di una vocazione totalmente riferita a Cristo. Il posto più vicino a noi: la nostra vita è
profondamente influenzata dall’esempio e dall’intercessione di Maria. Dobbiamo però interrogarci
sul nostro sforzo di essere vicini a lei. L’intera pedagogia della storia della salvezza ci invita a
guardare alla Vergine. L’ascesi cristiana di ogni epoca invita a pensare a lei come a modello di
perfetta adesione alla volontà del Signore. Modello eletto di santità, Maria guida i passi dei credenti
nel cammino verso il Paradiso. Mediante la sua prossimità alle vicende della nostra storia
quotidiana Maria ci sostiene nelle prove, ci incoraggia nelle difficoltà, sempre additandoci la meta
dell’eterna salvezza. Emerge in tal modo sempre più evidente il suo ruolo di Madre: Madre del suo
Figlio Gesù, Madre tenera e vigile per ognuno di noi, ai quali dalla Croce il Redentore l’ha affidata
perché l’accogliessimo come figli nella fede.

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