giovedì 11 febbraio 2016

LA PRESENZA DI MARIA NEL CAMMINO DI FORMAZIONE DELL'IDENTITÀ CARISMATICA

Tratto da: Cavaglià Piera – Del Core Pina (a cura), Un progetto di vita per l’educazione della donna, Roma, LAS (1994) pp. 209-218.

LA PRESENZA DI MARIA
NEL CAMMINO DI FORMAZIONE
DELL'IDENTITÀ CARISMATICA
Aspetto salesiano

Anita DELEIDI, fma

La Figlia di Maria Ausiliatrice riconosce Maria Santissima come l'ispiratrice dell'Istituto e trova in lei la Maestra e la Madre: «Don Bo­sco ci ha volute "monumento vivo" della sua riconoscenza all'Ausi­liatrice e ci chiede di essere il suo "grazie" prolungato nel tempo»[1].
Questo imprescindibile riferimento mariano, preziosa eredità dei Fon­datori, connota l'essere e l'agire di ogni FMA, educatrice nel nome di Maria. Nel cammino di formazione, specialmente nel periodo del no­viziato, finalizzato all'assunzione progressiva dell'identità, è molto im­portante aiutare le novizie a cogliere e ad assumere gradualmente questo tratto fondamentale dell'identità dell'Istituto.
Non si tratta di presentare una “devozione" mariana impostata esclusivamente su pratiche e preghiere, ma di far prendere coscienza del ruolo fondamentale di Maria nella storia della salvezza, e quindi nella storia dell'Istituto, nella vita di ogni cristiano, prima, e nella vita di ogni FMA, poi. Tale presa di coscienza, non solo a livello intel­lettuale - non basta infatti offrire un appropriato e completo corso di mariologia, che pure è necessario nel tempo del noviziato -, ma so­prattutto a livello vitale (esperienziale, nel vero senso della parola), aiuterà a cogliere meglio questa imprescindibile dimensione mariana dell'identità della FMA e la sua stretta connessione con la sua missio­ne educativa: «vogliamo essere come Lei [Maria] "ausiliatrici" soprat­tutto fra le giovani»[2].
La prospettiva generale del Capitolo XIX ci ha impegnate, infatti, ad approfondire e, in alcuni casi, a "riappropriarci" della nostra spiritualità mariana, proprio in forza del nostro carisma educativo, per ri­spondere alle attese e alle povertà delle giovani nei diversi contesti socio-culturali in cui operiamo. È la Vergine del Magnificat a guidare questa nostra riflessione a livello di Istituto intero: è l'icona di Maria, che fa memoria "viva" della storia della salvezza, l'immagine che gui­da il cammino post-capitolare.
Il Magnificat è il canto di una donna che ben conosceva la storia della salvezza e che in essa si è inserita come presenza attiva ed operan­te, «profondamente radicata nella storia dell'umanità, nell'eterna vo­cazione dell'uomo»,[3] presenza attiva, esemplare, materna, unica nella storia della salvezza. Maria è l'essere umano che più sta al centro della storia della salvezza, non con quello "che fa", ma con quello che è: presenza che accoglie il progetto di Dio, in piena libertà e totale disponibilità. E continua ad essere presente, e ad operare nell'oggi della storia della salvezza: «con la sua materna carità si prende cura dei fra­telli del Figlio suo ancora peregrinanti [..] fino a che non siano con­dotti nella patria beata».[4]
1. Maria, presenza viva ed operante nella storia della salvezza (Costituzioni art. 4)
Nelle nostre Costituzioni, il ruolo di Maria viene proprio additato con questa categoria della presenza, più che con quella dell'esempla­rità. Fin dal primo articolo («con l'intervento diretto di Maria») si sente Maria come presenza viva ed operante nella storia dell'Istituto, nella vita di don Bosco e di madre Mazzarello e quindi nella nostra vi­ta: «Noi sentiamo Maria presente nella nostra vita e ci affidiamo to­talmente a Lei».[5]
Dobbiamo vivere come Lei, ma soprattutto con lei, per prolungare nell' oggi del mondo la sua missione materna, per essere con e come lei protagoniste di salvezza per tante giovani che attendono questo aiuto.
Nel cammino di formazione è quindi opportuno e necessario partire da una salda visione biblico -teologica del ruolo di Maria nella storia della salvezza, accompagnata dall'aspetto del "vissuto" salesiano che proprio in tale visione si innesta e cresce.
Mi sembra significativo, proprio a questo proposito, ricordare un prezioso scritto di don Bosco, ormai "entrato nella storia" e non più letto per il linguaggio e la dottrina teologica "datati", ma non meno indicativo, della coscienza che don Bosco aveva del ruolo di Maria e dell'importanza di dare un saldo fondamento ecclesiale alla devozione all'Ausiliatrice. Parlo delle Maraviglie della Madre di Dio, edito a To­rino, nel 1868 nella serie delle Letture Cattoliche.[6] È un testo "popo­lare", molto diffuso, non "originale" (conosciamo lo "stile" e la genesi degli scritti di don Bosco!) eppure significativo per capire come don Bosco voleva che la gente sentisse Maria come presenza viva ed ope­rante e per questo poteva rivolgersi a Lei, per chiedere aiuto, con fiducia. Basta dare uno sguardo all'indice: ben quattordici capitoli de­dicati a fondare biblicamente e a dimostrare nella storia dell'umanità l'aiuto potente di Maria, a cui fa seguito la storia della costruzione della basilica di Maria Ausiliatrice, la consacrazione della medesima (preceduta da una opportuna ed interessante spiegazione del rito) ed infine il racconto di alcune grazie ottenute per intercessione di Maria (fra cui quella della protezione delle campagne mornesine).
Nella prima parte del testo, don Bosco" rivisita" l'Antico e il Nuo­vo Testamento, riconoscendo in immagini e figure la prefigurazione di Maria e del suo aiuto, e ricavando dal Vangelo le prove della po­tenza e della maternità universale di Maria (Annunciazione - Cana ­croce), trovando nel Magnificat il riconoscimento da parte di tutte le generazioni della presenza di Maria che si perpetua nel tempo. È, poi, nella "prova storica" che don Bosco dimostra la presenza attiva di Ma­ria nella Chiesa: «Un'esperienza di diciotto secoli fa vedere in modo luminosissimo che Maria ha continuato dal cielo e col più grande suc­cesso la missione di Madre della Chiesa ed Ausiliatrice dei cristiani, che aveva incominciato sulla terra».[7] Dal racconto dei fatti, secondo le conoscenze e lo stile che don Bosco possedeva, si coglie la preoc­cupazione che il Santo aveva di convincere per vie di ragione, più che per sentimento, di dare salde convinzioni che alimentassero la devozione.
Questa sua dottrina - e questo suo modo di rileggere la storia, debitore della formazione teologica del tempo -, accompagnata da un'esposizione calda e conquistatrice, genera nella mente dei lettori un sentimento di pace e di ferma certezza nel patrocinio di Maria.[8]
Certezza che si manifesta in tutta la vita di don Bosco, "incarnata" nella sua esperienza umana: Maria è sempre stata per lui una presenza viva, che ha guidato e "modellato" la sua missione.
2. Maria, presenza viva nella vita e nell' opera di don Bosco
Se rileggiamo le Memorie dell'Oratorio cogliamo il progressivo cammino di questo itinerario mariano di don Bosco. Ricordiamo che questo testo è molto utile e fondamentale per conoscere la spiritualità educativa di don Bosco, perché non è un'autobiografia, ma una "rilet­tura" in chiave di insegnamento che il santo fa della sua vita, perché i figli imparino dal "vissuto" del padre i "segreti" della sua missione educativa.
Già mamma Margherita forma Giovannino ad una devozione sem­plice e sincera verso Maria, fatta sentire a lui sempre presente anche nei momenti difficili, di solitudine, di responsabilità, e vero aiuto; dal sogno dei nove anni, poi, la "buona pastora" diventa il modello, il punto di riferimento per la sua azione fra i compagni. Nel sofferto iti­nerare dell'oratorio, Maria è presente come segno di speranza («trasportati da profonda gratitudine - dopo l'offerta della tettoia Pinardi, fatta da Pancrazio Soave - e per ringraziare la S. Vergine che aveva accolte ed esaudite le nostre preghiere...»)[9] e diventa presenza che opera attivamente in mezzo ai giovani: l'Immacolata - la proclama­zione del dogma coincide con gli "anni d'oro" dell'oratorio, i tempi di Savio, Besucco, Magone - è colei che ha vinto e vince il peccato e aiu­ta il giovane nel suo cammino verso la salvezza. Domenico Savio se ne fa apostolo: e proprio il suo affidarsi a Maria, "nella compagnia del­l' Immacolata", lo rende presenza attiva fra i suoi compagni. Domeni­co aveva colto da don Bosco che la vera devozione mariana non era "intimista", ma un rendersi come Maria "operatori di salvezza", come lei, portare a Cristo i giovani. Non dimentichiamo che fra i sedici gio­vani, che con don Bosco diedero inizio il 18 dicembre 1859 al primo nucleo della Pia Società di S. Francesco di Sales, ben quindici prove­nivano dalla Compagnia dell' Immacolata.
Onorare Maria era, per don Bosco, essere fedele a quella particola­re missione a cui egli era stato chiamato, consacrarsi per la salvezza dei giovani. Maria era madre ed educatrice sua e dei suoi giovani. La devozione all' Ausiliatrice, maturata progressivamente attraverso fatti ecclesiali, è in strettissimo rapporto con la missione salesiana: Maria, l'aiuto, coopera con Cristo, suo Figlio, nel piano dell'economia salvi­fica, alla salvezza personale di ciascuno, della Chiesa, dell'umanità.[10]
Maria è presenza viva, dunque, nella vita di don Bosco: la sua de­vozione mariana, nata e alimentata fin dall'infanzia, sviluppatasi nel suo cammino per il raggiungimento del suo ideale sacerdotale, appro­fonditasi nella sua missione educativa, lo porta a guardare la persona viva di Maria, la sua missione in unione col Cristo suo figlio, la sua maternità universale, attiva ed operante.
Il confronto con don Bosco, nel cammino di formazione delle no­vizie, opportunamente guidato secondo quanto abbiamo finora rileva­to e accompagnato da un saldo fondamento biblico -teologico, le por­terà a cogliere le caratteristiche di questa devozione mariana che in­forma la nostra spiritualità: sentire Maria presente nella propria vita e nella missione educativa.
3. Maria, presenza viva nella fondazione dell’Istituto.
La consegna che don Bosco stesso ha fatto il 5 agosto 1872 alle prime FMA, del resto, ci richiama chiaramente all'unità inscindibile della nostra consacrazione: FMA, "monumento vivo" della ricono­scenza a Maria Ausiliatrice, donne di Dio che operano con e come Maria per la salvezza delle giovani. Particolarmente significativa al ri­guardo è la testimonianza di don Francesco Cerruti al processo di ca­nonizzazione di don Bosco: «Ricordo di aver sentito dal Venerabile stesso a dire che un giorno, presentandosi a Pio IX, questi gli disse: "Voi avete finora pensato ai ragazzi, perché non pensate di fare per le ragazze, pur bisognose, quello che fate per i ragazzi?". lo avevo già questa intenzione, ma voleva fare una cosa per volta, ci raccontava don Bosco, cioè prima sistemare tutto quello che bisognava per i ra­gazzi, poi pensare alle ragazze; e ciò tanto più perché mi premeva fon­dare un' associazione religiosa che pigliasse il nome di Maria Ausiliatri­ce. Sono tanti i doveri di riconoscenza che noi abbiamo verso questa buona madre: sorga adunque la Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che sia monumento parlante di questa figliale ricono­scenza».[11]
«Monumento parlante», «monumento vivo», perciò attivo, operan­te: non il "segno" di una devozione intimista, statica, ma di una "filia­le" devozione che si fa vita, che è vita. Questa la nostra identità ma­riana: essere donne attive, presenti in una storia di salvezza.
L'orientarsi di don Bosco verso il gruppo di Mornese (conosciamo il cammino di ricerca fatto da lui per la fondazione dell'Istituto)[12] è anche determinato dal tipo di devozione mariana riscontrata in esso: Figlie di Maria SS.ma Immacolata, che operavano nel suo nome per la salvezza delle giovani mornesine.
La loro formazione mariana, dovuta a don Pestarino e alimentata dalle salde riflessioni del teologo Frassinetti, si fondava sul ruolo inso­stituibile che Maria ha nella vita di ciascun cristiano e le portava non solo all'imitazione delle virtù proprie della Vergine (particolarmente viste nel suo mistero di immacolatezza), ma a rivivere gli atteggiamen­ti interiori di Maria e a tradurli a livello di vita teologale. Inoltre si tra­duceva in forte impegno di vita parrocchiale, apostolica: dapprima di­sponibili a tutti i servizi di carità fattiva, alcune con Maria Domenica maturano poi la scelta del servizio educativo per le ragazze più povere e trascurate, sempre nel nome di Maria.
L'effettiva fondazione dell'Istituto, il 5 agosto 1872, festa della de­dicazione della basilica di S. Maria Maggiore, la prima basilica del­l'Occidente dedicata a Maria, porta il piccolo gruppo di nuove reli­giose ad assumere un progetto ben più ampio ed impegnativo, sempre nel nome di Maria, ora preso ufficialmente davanti alla chiesa e al mondo, con una identità ben precisa: Figlie di Maria Ausiliatrice, di colei che è aiuto, perciò "ausiliatrici" come lei.
La consegna è chiara: «Lo scopo dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice è di attendere alla propria perfezione, e di coadiuvare alla salute del prossimo specialmente col dare alle fanciulle del popolo una cristiana educazione».[13] Questo il «monumento vivo»; la "gente" deve riconoscere queste religiose dal loro fattivo impegno di dedica­zione a Dio e alle giovani. «Spose di G.c. Crocifisso e figlie di Ma­ria», nel tratto, nel contegno, nella persona: scriverà don Bosco nella seconda edizione delle Costituzioni,[14] modificando l'espressione del­l'articolo mutuata dalle suore di S. Anna che avevano: «imitatrici di G. C. Crocifisso e serve dei poveri». li riferimento a Maria è, dunque, vita, non solo devozione, culto, ma un culto che è vita.
E la consegna carismatica del Fondatore trova in Maria Domenica Mazzarello piena sintonia e corrispondenza. Per la giovane mornesi­na, come per don Bosco, Maria è presenza viva ed operante nella sua vita e il riferirsi a Lei è un elemento caratterizzante la sua spiritualità.
Ci sono noti gli elementi della formazione alla devozione mariana di Maín nella famiglia (la chiesetta di S. Lorenzo e di Maria Ausiliatri­ce), in parrocchia (confraternite, feste...), l'influsso di don Pestarino (devozione a Maria Immacolata e Addolorata), di Angela Maccagno (la Pia Unione delle Figlie di Maria SS.ma Immacolata), del teologo Frassinetti (Amiamo Maria, Il giardinetto di Maria, Ora di santa al­legrezza ecc.)[15].l' L'influsso di quest'ultimo è «vitale in ordine alla spiri­tualità di S. Maria Domenica Mazzarello. Illuminando e penetrando le profondità del suo essere, la "devozione" a Maria Immacolata sarà as­sunta da lei non solo come imitazione delle virtù proprie della Vergi­ne ma la muoverà in una direzione molto più personale e profonda, verso un atteggiamento di fondo che possiamo chiamare conformità spirituale a Maria».[16]
Il progressivo movimento di configurazione a Maria avvenne, in­fatti, per Maria Domenica, soprattutto attraverso la conoscenza e l'impegno di vita nella Pia Unione, la cui Regola era impregnata dalla figura dell'Immacolata come ideale di vita consacrata e apostolica: nell'Immacolata la ragazza trovava la spinta alla lotta contro il pecca­to, il fascino della purezza, lo zelo per custodire e formare le giovani che accoglieva intorno a sé nel laboratorio e nell'oratorio.[17]
Il fine dell'Unione: «essere unite in Gesù Cristo di cuore, di spirito e di volontà [..] cooperare alla gloria di Dio e della religione», se ne­cessario anche «in tutti i paesi e tutto il mondo»,[18] ci rivela il "respi­ro" autentico della devozione mariana di Angela Maccagno e di Maria Domenica, fine che diventa il motivo profondo della scelta di Cristo di Maìn, per sempre.[19] La proposta di don Bosco, essere FMA e in nome suo operare per la salvezza delle giovani, non provoca disorientamento in lei, anzi estende ad una dimensione ecclesiale il suo essere e il suo agire.
È interessante vedere come madre Mazzarello coglie subito che nel tracciato delle Regole date dal Santo sta l'esplicitarsi dell'essere "Fi­glie dell'Ausiliatrice"; anche se in esse ci sono solo richiami devozio­nali, privi nella loro semplice espressione di precise formulazioni teo­logiche, concentrati nell'onore da rendere alla Madonna attraverso le pratiche del rosario, dell'Angelus, della commemorazione dei dolori e delle allegrezze della Madonna. È l'espressione tradizionale e popolare della devozione mariana, accolta e assunta dal Fondatore e dalla prima comunità. Le testimonianze sono concordi nell' affermare che era lo spirito di tutta la regola vissuta nella sua totalità a rendere vero culto a Maria.[20] Era il perseverante modellarsi su di lei, per vivere so­lide virtù evangeliche, ma anche e soprattutto per operare nel suo nome e con il suo aiuto per le giovani a loro affidate.
Esortava la Madre: «Se ci useremo carità fra noi, se saremo mortifi­cate e animate da spirito di sacrificio, se ci manterremo fedeli alle nostre Regole, allora possiamo dire veramente di essere figlie della Ma­ donna».[21] Ed ancora: «Mettiamoci [...] con impegno ad esercitarci nella vera umiltà e carità, sopportando i nostri difetti a vicenda; esercitarci di più nelle nostre opere di pietà, facendo con slancio e fervore le nostre Comunioni e preghiere e col praticare i nostri Voti [..], Sarà così, credetelo mie buone figlie, che la Madonna sarà contenta di noi».[22]
Carità, dunque, amore: amore per Dio e in Lui e per Lui amore per i fratelli. Carità, che è trasparenza di amore; amore fattivo, ope­rante. Il modello è Maria, la sua adesione al progetto del Padre, l'amo. re alla Sua volontà, la sua totale disponibilità. Così il riferirsi a lei diventa spontaneo per la FMA, che sente viva la presenza della Madre.
Anche ripercorrendo con le novizie l'itinerario mariano di Maria Domenica, attraverso la lettura delle fonti, si può far cogliere da loro questa dimensione mariana fondante la nostra identità: aiutandole a riflettere su un vissuto, soprattutto, in piena rispondenza al carattere vitale che don Bosco e madre Mazzarello vollero per l'Istituto.
4. Maria, presenza viva nel cammino di formazione della FMA
Accostando le Costituzioni, le novizie potranno facilmente ritro­varvi gli elementi dottrinali, biblici, liturgici e salesiani che sottendo­no i riferimenti a Maria, alla sua figura, al suo ruolo nella storia della salvezza e dell'Istituto.[23] Già nei primi sette articoli, dove è delineata l'identità della FMA, risalta la presenza di Maria, la singolarità del suo intervento, il suo ruolo nella fondazione e nel carisma educativo dell'Istituto: «Il riferimento frequente a Maria non è più motivato solo da un'esigenza teologico -ecclesiale, ma soprattutto carismatica ed edu­cativa. Maria SS. ma, che ha ispirato a don Bosco la fondazione dell'Istituto, continua in esso la sua missione di Madre della chiesa ed educatrice dei cristiani».[24]
La dottrina del capitolo VIII della Lumen Gentium è presente e sostiene i riferimenti mariani, in prospettiva cristologica ed ecclesiale; sono presenti i riferimenti biblici che sottolineano la partecipazione di Maria al mistero della redenzione; sono espliciti poi i richiami al ruolo di Maria nella missione educativa dell'Istituto: attivamente presente nella vita di chi deve dedicarsi ad un' azione apostolica, apportatrice di speranza per i giovani.[25] Inoltre, Maria per le giovani smarrite, de­luse, è «Madre che accoglie e comprende, Ausiliatrice che infonde si­curezza, perché imparino ad amarla e ad imitarla nella sua disponibili­tà a Dio e ai fratelli».[26]
Per questo, anche i riferimenti devozionali che ritmano la vita di preghiera della FMA puntano sulla "memoria" quotidiana della pre­senza della Vergine nelle varie preghiere della giornata ("fare memo­ria" è rendere presente, attuale la realtà ricordata, perciò una preghie­ra che si fa vita), con «un amore riconoscente e filiale»: la celebrazio­ne delle feste liturgiche, le espressioni tradizionali del culto, l'affida­mento mattutino, il rosario quotidiano, assunti e vivificati personal­mente e comunitariamente, sono segni di una presenza riconosciuta ed amata.
Circa la necessità di "vivificare" dal di dentro questi momenti maria­ni, traducendoli in impegno concreto di vita «la vera pietà consiste nel compiere tutti i nostri doveri a tempo e luogo e solo per amore di Dio»),[27] ricordo quanto, alla richiesta dei fioretti per il mese di maggio, madre Mazzarello rispose: «Il fioretto più bello che possa piacere alla Madonna per il suo mese è di rinnovarsi nello spirito come le piante in primavera; facendo con maggior attenzione e impegno le pratiche di pietà quotidiane, senza aggiungere altre cose: cominciando dal primo se­gno di Croce che si fa al mattino, fino all'ultimo che si fa alla sera».[28]
Infine, possiamo far rilevare alle novizie come negli articoli delle Costituzioni sia chiara la coscienza dell'Istituto di dover prolungare nella storia l'eredità mariana dei Fondatori. Abbiamo già accennato al ruolo di Maria nella vita di don Bosco, di madre Mazzarello, nella fondazione dell'Istituto. Nel testo costituzionale è codificato come ogni FMA debba vivere la sua consacrazione totale a Cristo per i gio­vani «nell'umiltà gioiosa del Magnifica!»: solo così la sua vita può es­sere «risposta di salvezza» alle attese profonde dei giovani, «con la sollecitudine materna di Maria».[29]
Ecco, allora, come si può delineare la presenza di Maria nel cammino di formazione della FMA. Nel confronto con il vissuto dei Fon­datori, nell'approfondimento biblico teologico, nell'espressione del culto, dobbiamo guidare all'incontro con la persona di Maria, donna, liberamente e totalmente coinvolta in un progetto di salvezza, per esserne sua immagine" secondo la consegna e l'esempio dei Fondatori.
Chi vede una FMA dovrebbe riconoscere in lei l'icona di Maria. Nel contesto orientale, dove è nata l'arte dell'icona, questa parla da sola e introduce alla contemplazione del mistero che rappresenta: così sia per chi vede una FMA, operante nel nome di Maria, nella storia dell'oggi della salvezza.



[1] Costituzioni 4.
[2] L. cit.
[3] RM 52.
[4] LG 62.
[5] Costituzioni 4.
[6] Oggi è pubblicato in: Bosco Giovanni, Maraviglie della Madre di Dio invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice, Torino, Tip. dell'Oratorio di S. Francesco di Sales 1868, in lo., Opere edite XX. Ristampa anastatica a cura del Centro Studi Don Bosco, Roma, LAS 1977, 193-376.
[7] Ivi237.
[8] Cf AA.VV., L'Ausiliatrice nel domma e nel culto = Biblioteca del "Salesianum" 13, Torino, SEI 1950,76.
[9] Bosco Giovanni, Memorie dell'Oratorio di S. Francesco di Sales dal 1815 al 1855. Introduzione, note e testo critico a cura di Antonio Da Silva Ferreira = Fonti. Serie prima 4, Roma, LAS 1991, 136.
[10] Cf DELEIDI Anita, LA dimensione mariana della vocazione della Figlia di Maria Ausiliatrice alle origini dell’ lstituto, in MANELLO Maria Piera [ed.], Madre ed educatri­ce. Contributi sull'identità mariana dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice = Il Prisma 8, Roma, LAS 1988, 19-27.
[11] SACRA RITUUM CONGREGATIONE. Taurinen. Beati/icationis et canonizationis ven. Servi Dei Sac. ]oannis Bosco. Summarium super dubio. Roma, Tip. Agostiniana 1923. III 141.
[12] Cf DELEIDI, La dimensione 27-31.
[13] Regole o Costituzioni per l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice aggregate alla Società Salesiana, Torino, Tip. e Libreria Salesiana 1878, I 1.
[14] Regole o Costituzioni per le Figlie di Maria Ausiliatrice aggregate alla Società Salesiana. Torino. Tip. Salesiana 1885. XVIII 11.
[15] Cf POSADA Maria Esther, Storia e salltità. ln/lusso del teologo Giuseppe Frassi­netti sulla spiritualità di S. Maria Domenica Mazzarello = Il Prisma 11, Roma, LAS 1992, 98.
[16]  lvi 103.
[17] Cf l. cit.
[18] Cronistoria I 321-323.
[19] Cf ivi 53.
[20] Cf DELEIDI, La dimensione 35.
[21] Cronistoria III 216.
[22] Lettere 52,2.
[23] Cf CAVAGLIA Piera, La presenza di Mal'ia tra normativa giuridica ed esperienza spirituale, in MANELLO [ed.], Madre ed educatrice 55-61.
[24] Ivi 55.
[25] Cf Costituzioni 44.
[26] Ivi71.
[27] Cronistoria II 238.
[28] Ivi II 134.
[29] Costituzioni 1. 4. 7.

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