venerdì 1 aprile 2016

Catechesi mariane di Giovanni Paolo II

17. "LA FIGLIA DI SION"

Mercoledì, 24 aprile 1996 

1. La Bibbia usa spesso l’espressione "figlia di Sion", per indicare gli abitanti della città di
Gerusalemme, della quale il monte Sion costituisce la parte storicamente e religiosamente più
significativa (cf. Mi 4,10-13; Sof 3,14-18; Zc 2,14; 9,9-10). Questa personalizzazione al femminile
rende più agevole l’interpretazione sponsale delle relazioni d’amore tra Dio e Israele, indicato
spesso con i termini di "fidanzata" o di "sposa". La storia della salvezza è la storia dell’amore di
Dio, ma spesso anche dell’infedeltà dell’essere umano. La Parola del Signore rimprovera sovente la
sposa-popolo che infrange l’alleanza nuziale stabilita con Dio: "Come una donna è infedele al suo
amante, così voi, casa di Israele, siete stati infedeli a me" (Ger 3,20), e invita i figli d’Israele ad
accusare la loro madre: "Accusate vostra madre, accusatela, perché essa non è più mia moglie e io
non sono più suo marito!" (Os 2,4). In che cosa consiste il peccato di infedeltà di cui si macchia
Israele, la "sposa" di Jahvè? Esso consiste soprattutto nell’idolatria: secondo il testo sacro, per il
Signore, il ricorso agli idoli da parte del popolo eletto equivale ad un adulterio.
2. È il profeta Osea che sviluppa, con immagini forti e drammatiche, il tema dell’alleanza sponsale
tra Dio e il suo popolo e del tradimento da parte di quest’ultimo: la sua stessa vicenda personale ne
diventa simbolo eloquente. Alla nascita della prole, infatti, egli riceve l’ordine: "Chiamala Nonamata,
perché non amerò più la casa d’Israele, non ne avrò più compassione", e ancora: "Chiamalo
Non-mio-popolo, perché voi non siete mio popolo e io non esisto per voi" (Os 1,6.9). Il richiamo
del Signore e la deludente esperienza del culto agli idoli faranno rinsavire la sposa infedele che,
pentita, dirà: "Ritornerò al mio marito di prima, perché ero più felice di ora" (Os 2,9). Ma Dio
stesso desidera ristabilire l’alleanza, e allora la sua Parola si fa memoria, misericordia e tenerezza:
"Perciò, ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore" (Os 2,16). Il deserto,
infatti, è il luogo in cui Dio, dopo la liberazione dalla schiavitù, ha stabilito l’alleanza definitiva con
il suo popolo. Attraverso queste immagini di amore, che ripropongono il difficile rapporto tra Dio e
Israele, il profeta illustra il grande dramma del peccato, l’infelicità della via dell’infedeltà e gli
sforzi dell’amore divino per parlare al cuore degli uomini e riportarli all’alleanza.
3. Nonostante le difficoltà del presente, Dio annuncia, per bocca del profeta, un’alleanza più
perfetta per il futuro: "E avverrà in quel giorno - oracolo del Signore - mi chiamerai: Marito mio, e
non mi chiamerai più: Mio padrone... Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia
e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il
Signore" (Os 2,18.21-22). Il Signore non si scoraggia di fronte alle debolezze umane, ma risponde
alle infedeltà degli uomini proponendo una unione più stabile e più intima: "Io li seminerò di nuovo
per me nel paese e amerò Non-amata; e a Non-mio-popolo dirò: Popolo mio, ed egli mi dirà: Mio
Dio" (Os 2,25). La stessa prospettiva di una nuova alleanza, viene riproposta da Geremia al popolo
in esilio: ""In quel tempo - oracolo del Signore - io sarò Dio per tutte le tribù d’Israele ed esse
saranno il mio popolo". Così dice il Signore: "Ha trovato grazia nel deserto un popolo di scampati
alla spada; Israele si avvia a una quieta dimora". Da lontano gli è apparso il Signore: "Ti ho amato
di amore eterno, per questo ti conservo ancora pietà. Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata,
vergine di Israele"" (Ger 31,1-4). Nonostante le infedeltà del popolo, l’amore eterno di Dio è
sempre pronto a ristabilire il patto d’amore e a donare una salvezza che supera ogni attesa.
4. Anche Ezechiele ed Isaia fanno riferimento all’immagine della donna infedele perdonata.
Attraverso Ezechiele il Signore dice alla sposa: "Ma io mi ricorderò dell’alleanza conclusa con te al
tempo della tua giovinezza e stabilirò con te un’alleanza eterna" (Ez 16,60). Il Libro di Isaia riporta
un oracolo pieno di tenerezza: "Tuo Sposo è il tuo Creatore... Per un breve istante ti ho
abbandonata, ma ti riprenderò con immenso amore. In un impeto di collera ti ho nascosto per un
poco il mio volto; ma con affetto perenne ho avuto pietà di te, dice il tuo redentore, il Signore" (Is
54,5.7-8). Quello promesso alla figlia di Sion è un amore nuovo e fedele, una magnifica speranza
che supera l’abbandono della sposa infedele: "Dite alla figlia di Sion: Ecco, arriva il tuo salvatore;
ecco ha con sé la sua mercede, la sua ricompensa è davanti a lui. Li chiameranno popolo santo,
redenti dal Signore. E tu sarai chiamata Ricercata, Città non abbandonata" (Is 62,11-12). Il profeta
precisa: "Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma tu sarai
chiamata Mio compiacimento e la tua terra, Sposata, perché il Signore si compiacerà di te e la tua
terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo creatore; come
gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te" (Is 62,4-5). Immagini e atteggiamenti
d’amore che il Cantico dei Cantici sintetizza nell’espressione: "Io sono per il mio diletto, e il mio
diletto è per me" (Ct 6,3). È così riproposto in termini ideali il rapporto tra Jahvè e il suo popolo.
5. Quando ascoltava la lettura degli oracoli profetici, Maria doveva far riferimento a questa
prospettiva, che alimentava nel suo cuore la speranza messianica. I rimproveri rivolti al popolo
infedele dovevano suscitare in lei un impegno più ardente di fedeltà all’alleanza, aprendo il suo
spirito alla proposta di una definitiva comunione sponsale con il Signore nella grazia e nell’amore.
Da quella nuova alleanza sarebbe venuta la salvezza del mondo intero.

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