sabato 5 dicembre 2015


Catechesi Mariane di Giovanni Paolo II:

2. "IL RUOLO MATERNO DI MARIA NEI PRIMI SECOLI"

(Mercoledì, 13 settembre 1995)


1. Nella Costituzione Lumen Gentium il Concilio afferma che "i fedeli che aderiscono a Cristo capo
e sono in comunione con tutti i suoi santi, devono pure venerare la memoria "innanzitutto della
gloriosa sempre Vergine Maria, Madre del Dio e Signore nostro Gesù Cristo"" (n. 52). La
Costituzione conciliare utilizza i termini del Canone Romano della Messa, sottolineando così come
la fede nella divina maternità di Maria sia presente nel pensiero cristiano sin dai primi secoli. Nella
Chiesa nascente Maria è ricordata col titolo di "Madre di Gesù". E lo stesso Luca a tributarle negli
Atti degli Apostoli questa qualifica, che corrisponde, del resto, a quanto è detto nei Vangeli: "Non è
costui... il figlio di Maria?", si chiedono gli abitanti di Nazareth, secondo il racconto
dell’evangelista Marco (6,3); "Sua madre non si chiama Maria", è la domanda registrata da Matteo
(13,55).

2. Agli occhi dei discepoli, radunati dopo l’Ascensione, il titolo di "Madre di Gesù" assume tutto il
suo significato. Maria è per loro una persona unica nel suo genere: ha ricevuto la grazia singolare di
generare il Salvatore dell’umanità, è vissuta per lungo tempo accanto a lui e sul Calvario è stata
chiamata dal Crocifisso ad esercitare una "nuova maternità", nei confronti del discepolo prediletto
e, attraverso lui, di tutta la Chiesa. Per coloro che credono in Gesù e lo seguono, "Madre di Gesù" è
un titolo di onore e di venerazione, che rimarrà tale per sempre nella vita e nella fede della Chiesa.
In modo particolare, con questo titolo i cristiani intendono affermare che non ci si può riferire
all’origine di Gesù, senza riconoscere il ruolo della donna che lo ha generato nello Spirito secondo
la natura umana. La sua funzione materna interessa anche la nascita e lo sviluppo della Chiesa.
Ricordando il posto di Maria nella vita di Gesù, i fedeli ne scoprono ogni giorno l’efficace presenza
anche nel proprio itinerario spirituale.
3. Sin dall’inizio, la Chiesa ha riconosciuto a Maria la maternità verginale. Come fanno intuire i
Vangeli dell’infanzia, le stesse prime comunità cristiane hanno raccolto i ricordi di Maria sulle
circostanze misteriose del concepimento e della nascita del Salvatore. In particolare, il racconto
dell’Annunciazione risponde al desiderio dei discepoli di conoscere in modo più approfondito gli
avvenimenti legati agli inizi della vita terrena del Cristo risorto. Maria è, in ultima analisi,
all’origine della rivelazione circa il mistero del concepimento verginale ad opera dello Spirito
Santo. Tale verità, mostrando l’origine divina di Gesù, dai primi cristiani è stata subito colta nella
sua significativa rilevanza ed annoverata tra le affermazioni cardine della loro fede. Figlio di
Giuseppe secondo la legge, in realtà Gesù, per un intervento straordinario dello Spirito Santo, nella
sua umanità è unicamente figlio di Maria, essendo nato senza intervento di uomo. La verginità di
Maria, assume così un valore singolare, gettando nuova luce sulla nascita e sul mistero della
filiazione di Gesù, essendo la generazione verginale il segno che Gesù ha come Padre Dio stesso.
Riconosciuta e proclamata dalla fede dei Padri, la maternità verginale non potrà mai più essere
separata dall’identità di Gesù, vero uomo e vero Dio, in quanto nato da Maria Vergine, come
professiamo nel Simbolo Niceno-costantinopolitano. Maria è la sola Vergine che sia anche Madre.
La compresenza straordinaria di questi due doni nella persona della fanciulla di Nazareth ha portato
i cristiani a chiamare Maria semplicemente "la Vergine", anche quando celebrano la sua maternità.
La verginità di Maria inaugura così nella comunità cristiana la diffusione della vita verginale,
abbracciata da quanti ad essa sono chiamati dal Signore. Tale speciale vocazione, che raggiunge il
suo vertice nell’esempio di Cristo, costituisce per la Chiesa di tutti i tempi, che trova in Maria
l’ispirazione e il modello, una ricchezza spirituale incommensurabile.
4. L’asserzione: "Gesù è nato da Maria Vergine" implica già la presenza in questo evento di un
mistero trascendente, che soltanto nella verità della figliolanza divina di Gesù può trovare la sua
espressione più completa. A tale formulazione centrale della fede cristiana è strettamente legata la
verità della maternità divina di Maria: ella infatti è Madre del Verbo incarnato, il quale è "Dio da
Dio... Dio vero da Dio vero". Il titolo di Madre di Dio, già testimoniato da Matteo nella formula
equivalente di Madre dell’Emmanuele, Dio con noi (cfr. Mt 1,23), è stato attribuito esplicitamente a
Maria solo dopo una riflessione che ha abbracciato circa due secoli. Sono i cristiani del terzo secolo
che, in Egitto, iniziano ad invocare Maria come "Theotokos", Madre di Dio. Con questo titolo, che
trova ampia eco nella devozione del popolo cristiano, Maria appare nella vera dimensione della sua
maternità: è Madre del Figlio di Dio, che ha generato verginalmente secondo la natura umana e con
il suo amore materno ha educato, contribuendo alla crescita umana della persona divina, venuta a
trasformare il destino dell’umanità.
5. In maniera quanto mai significativa, la più antica preghiera a Maria ("Sub tuum praesidium..."
"Sotto la tua protezione...") contiene l’invocazione: "Theotokos, Madre di Dio". Questo titolo non
proviene anzitutto da una riflessione dei teologi, ma da un’intuizione di fede del popolo cristiano.
Coloro che riconoscono Gesù come Dio si rivolgono a Maria come Madre di Dio e sperano di
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ottenere il suo potente soccorso nelle prove della vita. Il Concilio di Efeso, nell’anno 431, definisce
il dogma della divina maternità, attribuendo ufficialmente a Maria il titolo di "Theotokos", in
riferimento all’unica persona di Cristo, vero Dio e vero Uomo. Le tre espressioni con le quali la
Chiesa ha illustrato lungo i secoli la sua fede nella maternità di Maria: "Madre di Gesù", "Madre
verginale" e "Madre di Dio", manifestano dunque che la maternità di Maria appartiene intimamente
al mistero dell’Incarnazione. Sono affermazioni dottrinali, connesse pure alla pietà popolare, che
contribuiscono a definire l’identità stessa di Cristo.

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